Miei cari, dovete sapere che Mr. White era solito intraprendere qualsiasi azione con primordiale passione, sia in ambito lavorativo sia nell’intimità dell’alcova. I miei primi mesi di matrimonio furono come una sniffata di coca purissima: estasi e adrenalina, in un susseguirsi di lune, miele e luci rosse. Ero stordita, in vacanza perenne, vestita di doni con molti zeri e attenzioni con pochi veli. Cambiavamo fuso orario con la frequenza con cui i comuni mortali cambiano idea.
La veletta nasconde il guizzo ironico di un mio sguardo in tralice, il principio di sorriso che la stoltaggine mi suscita (o l’inizio di sbadiglio), l’arricciatina di naso provocata da chi finge di metterci la faccia.
Protegge, altresì, la trasparenza della mia curiosità notturna, quando solo i vivi sono svegli, ad arraffare attimi. E custodisce un battito di ciglia repentino, in sincronia con il pulsare improvviso di una voce affine, nello spigolo di un’ombra, violento quanto la scarica del defibrillatore sopra un petto esanime.
Sono viva. E sono quella che sono.
Sono quella che sono Sono fatta così Se ho voglia di ridere Rido come una matta Amo colui che m’ama Non è colpa mia Se non e sempre quello Per cui faccio follie Sono quella che sono Sono fatta così Che volete ancora Che volete da me Son fatta per piacere Non c’e niente da fare Troppo alti i miei tacchi Troppo arcuate le reni Troppo sodi i miei seni Troppo truccati gli occhi E poi Che ve ne importa a voi Sono fatta così Chi mi vuole son qui Che cosa ve ne importa Del mio proprio passato Certo qualcuno ho amato E qualcuno ha amato me Come i giovani che s’amano Sanno semplicemente amare Amare amare… Che vale interrogarmi Sono qui per piacervi E niente può cambiarmi
Siamo sicuri che tutti gli uomini vengano da Marte? Ho la certezza che Mr. White provenisse dalle profondità più cupe degli inferi! Home sweet home, soleva dire. E io pensai fosse un gesto di grande umanità, da parte mia, facilitare il suo ritorno a casa.
Eppure, ci fu un tempo in cui ero pazza di lui…
Conobbi Mr. White sul ciglio di un orrido sabbioso venato di verde e di giallo, tra le crepe silenti e maestose del Grand Canyon. Stavamo entrambi scappando: io fuggivo dal tedio della gita e della vita organizzata, delle levataccie che rovinano la pelle e dei percorsi decisi da altri che rovinano la sorpresa e tolgono il gusto del rischio; lui, da un brutto ceffo che gli aveva giurato vendetta (e non a torto, ahimé! Credo fosse una questione di bottini spartiti con precisione non propriamente matematica).
Che fò mentre attendo che la mia coiffeuse di fiducia si occupi della mia messa in piega? Mi dedico alla lettura di un articolo su salute e bellezza, naturalmente!
Sintetizzo il titolo del buon, caro, inossidabile Cosmo:
Pelle luminosa e senza occhiaie come le star? Leggiamo insieme le meravigliose proprietà delle bacche e radici di cui si nutrono, tutti alimenti facilmente reperibili presso la Coop sotto casa tua!
L’estate, il tedio, lo svacco e le riviste per noi, donne moderne, emancipate e autonome nonché attente ai dettami della moda ma sempre alla ricerca della nostra identità….
Inauguro tosto una nuova rubrica, dedicata ai tests e alle domande&risposte che vengono pubblicati nei migliori magazines in circolazione. Essi ci mostrano uno spaccato della nostra società, un vademecum per la donna del giorno d’oggi, da cui si evince che le riviste più in voga sono in grado di rispondere con esaustiva profondità a tutti i nostri quesiti più impellenti, quelli che ci tolgono il sonno e l’appetito.
Nonostante io sia una donna schiva e amante delle comodità domestiche, non disdegno, di tanto in tanto, l’invito da parte dei numerosi amici che godono del piacere invidiabile della mia compagnia.
Ed eccomi sul lettino bianco della piscina, in un ridente residence sul mare con casettine ordinate, bordate di siepi verdi e profumate, tra praticelli all’inglese e gazebo di legno scuro ove trovare ristoro dal sole cocente e dalla perfida, perfida afa.
E’ lecito, per un’avvenente e povera donna che vive la propria solitudo con compita dignità, porre il seguente quesito?
Perché sempre e soltanto parlare d’ammmore, di cuoricini spezzati da masculi (ma anche malafemmene) che un cuore non hanno, ma con la rosea certezza che il principe azzurro (e, per qualcuno, la principessina in periglio) sia dietro l’angolo sul suo bianco destriero, in attesa di cavalcare verso il tramonto o di volare nelle braccia del prode salvatore?
Ma un po’ di sano odio (sentimento umano e duraturo) mai? O anche sticazzi. E scusate il francesismo.
Ora vi lascio, miei cari: è l’ora del mio solito aperitivo.
Come trastullare lo spirito provato di un’avvenente vedova, sdraiata in riva al mar, cui sono stati portati via gli affetti più cari?
Dedicandosi, naturalmente, allo studio della fauna variegata che cerca refrigerio dall’impietosa estate!
Eccomi qui, mollemente rilasciata sul mio lettino color corda come la Paolina Bonaparte del Canova. Tardo pomeriggio, poiché una vera signora conosce i rischi di un’esposizione selvaggia al sole; occhiali scuri, turbante nero in pendant con costume che rivela le mie feline e ferine sinuosità.