Se morisse mio marito 2

L’amour, l’amour, toujours l’amour!

Miei cari, dovete sapere che Mr. White era solito intraprendere qualsiasi azione con primordiale passione, sia in ambito lavorativo sia nell’intimità dell’alcova. I miei primi mesi di matrimonio furono come una sniffata di coca purissima: estasi e adrenalina, in un susseguirsi di lune, miele e luci rosse. Ero stordita, in vacanza perenne, vestita di doni con molti zeri e attenzioni con pochi veli. Cambiavamo fuso orario con la frequenza con cui i comuni mortali cambiano idea.

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Il ritratto di Mrs. White

La veletta nasconde il guizzo ironico di un mio sguardo in tralice, il principio di sorriso che la stoltaggine mi suscita (o l’inizio di sbadiglio), l’arricciatina di naso provocata da chi finge di metterci la faccia.

Protegge, altresì, la trasparenza della mia curiosità notturna, quando solo i vivi sono svegli, ad arraffare attimi. E custodisce un battito di ciglia repentino, in sincronia con il pulsare improvviso di una voce affine, nello spigolo di un’ombra, violento quanto la scarica  del defibrillatore sopra un petto esanime.

Sono viva. E sono quella che sono.

Sono quella che sono
Sono fatta così
Se ho voglia di ridere
Rido come una matta
Amo colui che m’ama
Non è colpa mia
Se non e sempre quello
Per cui faccio follie
Sono quella che sono
Sono fatta così
Che volete ancora
Che volete da me
Son fatta per piacere
Non c’e niente da fare
Troppo alti i miei tacchi
Troppo arcuate le reni
Troppo sodi i miei seni
Troppo truccati gli occhi
E poi
Che ve ne importa a voi
Sono fatta così
Chi mi vuole son qui
Che cosa ve ne importa
Del mio proprio passato
Certo qualcuno ho amato
E qualcuno ha amato me
Come i giovani che s’amano
Sanno semplicemente amare
Amare amare…
Che vale interrogarmi
Sono qui per piacervi
E niente può cambiarmi

Se morisse mio marito

Siamo sicuri che tutti gli uomini vengano da Marte? Ho la certezza che Mr. White provenisse dalle profondità più cupe degli inferi! Home sweet home, soleva dire. E io pensai fosse un gesto di grande umanità, da parte mia, facilitare il suo ritorno a casa.

Eppure, ci fu un tempo in cui ero pazza di lui…

Conobbi Mr. White sul ciglio di un orrido sabbioso venato di verde e di giallo, tra le crepe silenti e maestose del Grand Canyon.  Stavamo entrambi scappando: io fuggivo dal tedio della gita e della vita organizzata, delle levataccie che rovinano la pelle e dei percorsi decisi da altri che rovinano la sorpresa e tolgono il gusto del rischio; lui, da un brutto ceffo che gli aveva giurato vendetta (e non a torto, ahimé! Credo fosse una questione di bottini spartiti con precisione non propriamente matematica).

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Mrs. White s’annoia

Che fò mentre attendo che la mia coiffeuse di fiducia si occupi della mia messa in piega? Mi dedico alla lettura di un articolo su salute e bellezza, naturalmente!

Sintetizzo il titolo del buon, caro, inossidabile Cosmo:

Pelle luminosa e senza occhiaie come le star? Leggiamo insieme le meravigliose proprietà delle bacche e radici di cui si nutrono, tutti alimenti facilmente reperibili presso la Coop sotto casa tua!

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L’aiuola

L’estate, il tedio, lo svacco e le riviste per noi, donne moderne, emancipate e autonome nonché attente ai dettami della moda ma sempre alla ricerca della nostra identità….

Inauguro tosto una nuova rubrica, dedicata ai tests e alle domande&risposte che vengono pubblicati nei migliori magazines in circolazione. Essi ci mostrano uno spaccato della nostra società, un vademecum per la donna del giorno d’oggi, da cui si evince che le riviste più in voga sono in grado di rispondere con esaustiva profondità a tutti i nostri quesiti più impellenti, quelli che ci tolgono il sonno e l’appetito.

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La morte nel villaggio

Vi sono mancata, miei cari?

Nonostante io sia una donna schiva e amante delle comodità domestiche, non disdegno, di tanto in tanto, l’invito da parte dei numerosi amici che godono del piacere invidiabile della mia compagnia.

Ed eccomi sul lettino bianco della piscina, in un ridente residence sul mare con casettine ordinate, bordate di siepi verdi e profumate, tra praticelli all’inglese e gazebo di legno scuro ove trovare ristoro dal sole cocente e dalla perfida, perfida afa.

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Riflessione breve ma intensa in un meriggio d’estate, laddove il titolo è più lungo del post, anche se, ammettiamolo, poche e sentite parole valgono più di inutili et insulsi papielli infarciti di sospiri e trite banalité.

E’ lecito, per un’avvenente e povera donna che vive la propria solitudo con compita dignità, porre il seguente quesito?

Perché sempre e soltanto parlare d’ammmore, di cuoricini spezzati da masculi (ma anche malafemmene) che un cuore non hanno, ma con la rosea certezza che il principe azzurro (e, per qualcuno, la principessina in periglio) sia dietro l’angolo sul suo bianco destriero, in attesa di cavalcare verso il tramonto o di volare nelle braccia del prode salvatore?

Ma un po’ di sano odio (sentimento umano e duraturo) mai? O anche sticazzi. E scusate il francesismo.

Ora vi lascio, miei cari: è l’ora del mio solito aperitivo.

La domatrice

penguin

 

Come trastullare lo spirito provato di un’avvenente vedova, sdraiata in riva al mar, cui sono stati portati via gli affetti più cari?

Dedicandosi, naturalmente, allo studio della fauna variegata che cerca refrigerio dall’impietosa estate!

Eccomi qui, mollemente rilasciata sul mio lettino color corda come la Paolina Bonaparte del Canova. Tardo pomeriggio, poiché una vera signora conosce i rischi di un’esposizione selvaggia al sole; occhiali scuri, turbante nero in pendant con costume che rivela le mie feline e ferine sinuosità.

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