Mrs. White: giochi di prestigio

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Miei affezionatissimi e amati lettori, vengo in soccorso di quei molti che, tentando di uscire da una situazione incresciosa (per esempio, sfuggire ad un inseguitore che li ha visti allontanarsi con aria sospetta dalla scena del crimine), si sono ritrovati senz’asso nella manica, con le pive nel sacco e sguarniti di conigli da cilindro.

Orsù, non fatevi prendere dallo sconforto e tosto andate a seguire i consigli della vostra vedova preferita!

Ricordo la prima borsa che maman mi regalò: una Birkin di Hermés, come premio per la mia buona condotta (e non sto parlando di rendimento scolastico, ma di prestazioni sul campo). Stavo già abbarbicandomi ad una delizia in pelle di piccole dimensioni, quando la mia saggia genitrice piegò il capo da un lato e mise il broncio, quel broncetto smorfioso d.o.c. che solo le donne francesi sanno disegnarsi in viso, dicendo: “Fafì, sai che non amo interferire nelle tue scelte estetiche, visto che i tuoi gusti sono già meravigliosamente delineati, ma la Birkin dev’essere capiente”, e, con lo sguardo esperto, mi indicò la borsa che comprai. Una Birkin 40 color blu abisso.

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C’era una volta

The Georgian house Greenway, at Galmpton, near Brixham, Devon, which was the holiday home of the crime writer Agatha Christie

 

Ricordo i nomi che da bambino davo alle erbe e ai fiori nascosti. Ricordo dove si trova il rospo e a che ora si svegliano d’estate gli uccelli – e l’odore degli alberi e delle stagioni – che aspetto aveva la gente e come camminava; ricordo anche il loro odore. La memoria degli odori è molto tenace.

John Steinbeck – La valle dell’Eden.

Forse non ci crederete, miei cari, ma anche la vostra vedova preferita è stata ingenua ed inesperta, fanciulla con la camicietta candida, il gilet di cashmere blu e la gonna a pieghe, incerta se cavalcare il mondo con piglio sicuro fino a domarlo, o se avvicinarlo in punta di piedi, temendo di essere travolta dal suo moto perpetuo.

A quindici anni avevo lunghi capelli lisci, una spruzzata di efelidi sul naso e un’aria smorfiosetta, che veniva accentuata dal mio portamento a schiena diritta e testa alta, in un incedere di distaccata spavalderia che non corrispondeva al mio sentire di adolescente, ancora banderuola di emozioni, vivide e fumose allo stesso tempo.

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Due cuori e una capanna

Splendori, la vostra vedova preferita s’accinge a concludere l’esaustivo tutorial che vi permetterà di bypassare il matrimonio con la stessa tecnica di Neo che evita le pallottole in Matrix, avendo come scopo precipuo quello di rendervi zitelle, felici e contente, per sempre, come nelle fiabe per piccini.

Dunque, mie romantiche bellezze, perché questo impulso insano di sposarsi? Non stiamo parlando di scegliere come travestirsi per carnevale, ma di pianificare il futuro, l’intera vita a venire, tra quattro mura, con un uomo. Uno solo. Sempre quello. Tutti i santi giorni che Dio mette in terra.

Due cuori e una capanna.

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Siamo solo parole

Questo è un vecchio post che ho disseppellito da un mio blog abbandonato. Sono solo parole. Siamo solo parole. Non ci sono parole.

“…ci eravamo detti parole che non avremmo mai più potuto ritirare, mai più dimenticare. Nello spazio di tempo che occorre a un’onda per spazzare il ponte di una barca, una rete da pesca prima strettamente annodata si era logorata e disfatta.

Penso al dolore che le storie non possono alleviare, nemmeno quando vengono raccontate mille volte.”

Anita Shreve – Il peso dell’acqua

Ci sono parole che ramazzano le profondità melmose del rancore, incidono la carne senza anestesia e si abbarbicano ai timpani in uno spasmo greve. Metastasi sorde ad ogni cura.

Ci sono parole ritagliate nella carta velina, trasparenti, senz’ossa. Lanciate in aria, volteggiano a terra come innocui coriandoli.  Non lasciano segno; pettinano mare.

Vorrei pesare asciutti silenzi.

Mom, dad and Mrs. White

Miei diletti, sono una donna fermamente convinta che la nostra personalità sia plasmata dall’educazione ricevuta in famiglia: i genitori sono il nostro punto di riferimento principale, i nostri maestri di vita più autorevoli, il modello comportamentale che osserviamo sin dall’infanzia.

Senza ombra di dubbio, posso affermare di essere la persona che sono oggi, ladra gentilvedova, per merito dei solidi principi che i miei adorati genitori mi hanno trasmesso.

david niven e capucine
Mom and dad durante un appostamento

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Alibi perfetto

Sapete, Jonathan era un uomo puro, nonostante scassinasse cassaforti per mestiere. Dovetti fare io la prima mossa con lui, poiché l’irlandese con guanto di velluto era restio a proporsi come fiancé di una giovane ladra d’alto lignaggio. Lo conquistai con una lettera d’amore, durante un nostro lavoretto nell’antica terra della libertà.

Questa lettera. Perché così amano i ladri.

Tentami, gratta e vinci le mie paure, sarò la tua dea bendata. Ritagliati  spazio lungo il tratteggio, e riceverai una risposta scontata: sì.

Puntami, e disorienterò il tuo sesto senso mischiando le carte in tavola. Io ho la mano vincente, tu hai quella che ti tocca.

Accomodati sul tappeto e toglimi terreno sotto i piedi. Ti farò male: vedrai  stelle sul soffitto.

Zittiscimi con la tua bellezza mozzafiato, amami da morire.

Dammi tempo: fammi spostare le lancette sull’ora illegale, e io giurerò davanti alla Corte che ero con te, nascosta tra le due e le tre.