Happy new year from my yellow submarine

We all live in a yellow submarine
Yellow submarine, yellow submarine
We all live in a yellow submarine
Yellow submarine, yellow submarine

Miei adorati, James e la ciurma stanno approntando il cenone di fine anno nel sottomarino e io sono felice! Tutta la family reunited, brillocchi inside and outside, vassoi di polpette e fiumi di champagnino: che altro serve?

Voi, of course! Auguro a tutti un finale degno di essere vissuto e un inizio carico di verve, frissons e joie de vivre: siamo noi che pilotiamo il nostro sottomarino personale, e possiamo governare le acque perigliose della vita con sogghigno e sprezzo del pericolo.

Se poi, gentilmente, l’Universo cooperasse con qualche botta di chiulo gettata a caso, among the usual rainy days… beh… sono certa che noi tutti ne faremmo buon uso!

Perciò, come dicono i marinai: vento in poppa e bon voyage, e se i fondali ci offriranno qualche tesoro sepolto nella sabbia, sappiate che la family è più che attrezzata per le operazioni di recupero.

Per ora, rimiro pesci tropicali dal mio comodo giaciglio. Credevate, forse, che la sottoscritta stesse navigando tra anguste pareti metalliche? Jamais!

Buon anno nuovo a tout le monde dalla vostra Missis White e che la vostra vita sia inondata di paillettes!

 

Mrs. White e l’ineluttabile

A Natale, toglietemi tutto ma non il mio tree!

E James. E i brillocchi. E i prosecchi.

-Moi-

Miei splendori, la vostra Missis sarà latitant assente per qualche giorno: sfidando il destino, la distanza e i pericoli, andrò a congiungermi con la family che vive in lidi lontani e, all together, vedremo di rendere liete queste ore di feste comandate. Porterò con me il minimo indispensabile: un paio di tacco dodici di ricambio, qualche brillocchio come cadeau, quindici casse di champagnino, James.

Auguri a tutti voi, miei adorati: la Judith (e il suo limodivano), Almost (my lovely), lo statuario Giò (sfiderò la tecnologia e tenterò di commentare il finale della Olena, che attendo con il batticuore, usando il cellulare. Se non mi vedrai, saprai che ha vinto la tecnologia. Shit.). Falena, Sylvia, Ale Cuore, Marianne, Evaporata, Muzzo: dicono che noi donne siamo invidiose e poco solidali col nostro sesso. Voi siete la prova che sono tutte conneries, bullshits… insomma… stronzate! I giovanissimi: Sean, mon petit, e Asia, Vale, Aria, Fagio… vi adoro! I vecchi amici: mon cher Gigi, Piero, Massimo, Nico, Romolo (tipo sette re di Roma, mancano solo Numa Pompilio e Tads). La mia petite V., Pagsy, my classy friend, Michy tesora, Boccis. La dama distratta, la signora Pasteis, Diana, Scirli. Persona orribile: I miss you. Oblio: I don’t forget you. Liv: my favourite d.j.. Chi ho dimenticato di citare, sappia che, in mia difesa, posso chiamare sul banco dei testimoni i troppi prosecchini e le (non poi così tante) primavere; in ogni caso, il colpevole è il maggiordomo!

Merry Christmas.

Joyeux Noël.

Buon Natale.

Sta nevicando

Sta nevicando.

Shit.

Fiocchi spropositati, bambagiosi in aria e perniciosi a terra. Offuscano la vista, come avessi la veletta storta. E quando ho la veletta storta, miei diletti, m’adombro e impreco nelle mie tre lingue preferite mentre James, che conosce ogni  mia alzata di sopracciglio, si prepara alle debite azioni di contenimento.

  • A good cup of tea accompagnata da una generosa porzione di lemon curd cake appena sfornata
  • Il numero di questo mese della mia rivista preferita: “Solo brillocchi”
  • La presentazione dei due nuovi valletti che si occuperanno della preparazione dei miei quotidiani bagni di bellezza
  • Notizie fresche fresche dei miei adorati genitori che vivono in lidi lontani
  • Un messaggio di Jonathan, a.k.a. il Maggiordomo, miglior scassinatore del mondo e love of my life, anche lui in lidi lontani

Il mio petto sussulta di languore, e il bianco paesaggio dietro i vetri mi fa ricordare altro bianco, altri vetri… attimi indimenticabili e perduti nel vortice dell’inesorabile moto di questa folle esistenza.

Mentre la neve cadeva non faceva freddo, o forse era il calore del camino acceso, nel minuscolo chalet posizionato da mano felice nel centro perfetto del nulla, tra abeti sfiancati dal candido fardello e le dune intonse e levigate dalla bufera. Un rifugio sicuro per Jonathan et moi, dopo un colpo andato a segno. Il mucchio di diamanti era impilato sul tavolo di legno intagliato, in attesa di essere visionato dal mio occhio esperto. Jonathan era disteso davanti al fuoco, in attesa di essere visionato dal mio occhio esperto. Una scelta scontata, I say!

Scelsi ciò che brillava di più.

Sta nevicando.

Shit.

Se morisse mio marito 7 finale (again)

Miei amati e pazienti lettori, eccoci alla fine di questa histoire… non state più nella pelle, n’est-ce-pas? Riassuntino delle solite puntate precedenti: Mr. White, mio marito e dangerous man, sta organizzando qualcosa di losco in California, Mr. Butler (trad. Sig. Maggiordomo e tirapiedi di mio marito) sta organizzando qualcosa di losco in California, the Butler (Jonathan, love of my life e miglior scassinatore del mondo) sta organizzando qualcosa di losco in California. E io resto con le pive nel sacco e una lettera di Mr. Stevens da leggere. James, il mio vero, unico, caro maggiordomo.

Epilogo.

Autunno in Louisiana. Non molto differente dall’estate: verde ancora rigoglioso, temperature miti, un accenno di pioggia tiepida, a piangere sulla nuda pietra ove giace colui che amai e sposai.

Un funerale per pochi intimi: Zucchino, Coniglietto et moi. Lacrime dietro la veletta, dignitosa compostezza, consapevole accettazione.

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Se morisse mio marito 6 (again)

Ci avviciniamo al grand  final, favolosi lettori! Breve riassunto delle puntate precedenti: Mr. White mi vede, m’impalma, e mi segrega nella plantation. He’s a dangerous man, e io non posso fare un passo senza che i suoi tre tirapiedi mi perdano di vista. Il mio charme fa breccia nel cuore di Mr. Butler (trad. Signor Maggiordomo), uno del trio, che mi porta a incontrare The butler (il maggiordomo), notissimo scassinatore inglese che ha un passato con la sottoscritta (e che passato)…

Mes amis, non amo perdermi nei ricordi nostalgici e detesto rifugiarmi nel passato (il mio spirito viaggia solo con bagaglio a mano), ma la voce di Jonathan, indimenticata e antica, mi parlava di radici mai recise nonostante l’oceano, nonostante il cambio d’abito e di uomo.

“Che ne è di Mr. Stevens?” gli domandai la sera successiva. O era quella dopo? Quattro sere di pub, seduti in un tavolino appartato a bere del buon Tullamore Dew invecchiato mentre le tre Grazie, discrete come sensali, si sparavano giri di birra e di carte.

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Se morisse mio marito 5 (again)

Onorati lettori, vi sparo a raffica le repliche della mia histoire, così non vi dimenticate i dettagli importanti. Piccolo riassunto delle puntate precedenti: impalmata a Las Vegas da Mr. White dopo averlo appena conosciuto, vivo segregata nelle malsane profondità della Louisiana, guardata a vista dagli scagnozzi di mio marito. Pe ischerzo, quest’ultimo aggiunge un nuovo tirapiedi: Gerard Butler (trad. Gerardo Maggiordomo), che mi rivela qualcosa di sconvolgente: una figura dal mio passato è molto più vicina di quanto pensassi, e io sento il cuoricino volare via dal mio petto procace!

Miei cari, lo ammetto, ho dimenticato di svelare un particolare importante della mia vita: Mr. White non era il primo uomo disonesto di cui mi fossi innamorata. Mi perdonate? Non sono bugiarda, è che mi disegnano così…

Dopo la sensazionale notizia ricevuta da G.B., la lunga boccata di sigaretta che tirai mi permise di ritrovare il mio aplomb e di fissare l’ometto con studiata intensità; questi ricambiò lo sguardo, regalandomi l’espressione dell’affamato che preme il naso contro la vetrina della pasticceria.

Volevo guadagnarmi la sua fiducia, perché ho imparato che, per vivere felici, occorre circondarsi di persone affidabili, soprattutto se al tuo servizio.

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Se morisse mio marito 4 (again)


Riassunto delle puntate precedenti: colpo di fulmine tra Mr. White et moi, sul canyon. Mi vede, m’impalma e mi porta nella piantagione del sud. Ma il fuoco della passione non basta a tener vivo un amore, quando le mie antagoniste sono ben due e rispondono al nome di Smith & Wesson.

Mes amis, tengo a dirvi che sono una donna molto paziente e comprensiva: mai feci un appunto a Mr. White in merito alla sua attività (redditizia e criminale anzichennò), neppure mi sognai di lamentarmi di avere alle calcagna, ogni giorno, ora e minuto che Iddio mette su questa terra, i suoi ingombranti tirapiedi, discreti quanto i botti di Capodanno.

Accettavo di buon grado le limitazioni alla mia libertà, ma che ci volete fare: ero giovane, inesperta e follemente innamorata….del resto, l’amore era un boccone rubato al volo, tra un viaggio d’affari e l’altro, perciò non ancora logorato dall’abitudine.

Ma, in una sera di calma apparente, mi scivolarono gli occhiali con le lenti rosa: fui offesa, e tutto cambiò!

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Se morisse mio marito 3 (again)

Continuiamo lesti con l’histoire, senza tralasciare un mini riassunto delle puntate precedenti: Mr. White mi vede sul canyon e tosto m’impalma a Las Vegas. La luna di miele è una dolce droga, ma the man is dangerous; la mia nuova casa è sepolta nel profondo sud della Louisiana, and I know, I know che la bazza sta per finire.

Miei cari, purtroppo la vita non è un’eterna vacanza intorno al mondo!

Dopo pochi mesi passati nello stato americano con la più alta concentrazione di zanzare, paludi e uragani, la sottoscritta si dovette arrendere all’evidenza dei fatti: tra il profondo sud e il suo cuore, c’era l’Europa di mezzo…

Bando ai sentimentalismi e torniamo nel vivo della storia.

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Se morisse mio marito 2 (again)

Miei cari, eccovi la replica della seconda puntata sull’avvincente histoire de ma vie. Riassunto puntata precedente: conosco Mr. White sul canyon, ha due pistole ma la passione non sente ragioni. A Las Vegas m’impalma, ma l’intuito mi dice che non è tutto oro ciò che luccica (what a pity).

L’amour, l’amour, toujours l’amour!

Miei cari, dovete sapere che Mr. White era solito intraprendere qualsiasi azione con primordiale passione, sia in ambito lavorativo sia nell’intimità dell’alcova. I miei primi mesi di matrimonio furono come una sniffata di coca purissima: estasi e adrenalina, in un susseguirsi di lune, miele e luci rosse. Ero stordita, in vacanza perenne, vestita di doni con molti zeri e attenzioni con pochi veli. Cambiavamo fuso orario con la frequenza con cui i comuni mortali cambiano idea.

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Se morisse mio marito 1 (again)

Miei superlativi lettori, poiché molti di voi mi seguono da quando sono ritornata su questi lidi dopo circa un anno e mezzo di silenzio, ho deciso di pubblicare di nuovo il mio manifesto, l’histoire de ma vie o meglio, una parte importante, quella che mi ha resa ladra gentilvedova. Finalmente saprete perché l’assassino è il maggiordomo, ma solo se è davvero fidato!

***

Siamo sicuri che tutti gli uomini vengano da Marte? Ho la certezza che Mr. White provenisse dalle profondità più cupe degli inferi! Home sweet home, soleva dire. E io pensai fosse un gesto di grande umanità, da parte mia, facilitare il suo ritorno a casa.

Eppure, ci fu un tempo in cui ero pazza di lui…

Conobbi Mr. White sul ciglio di un orrido sabbioso venato di verde e di giallo, tra le crepe silenti e maestose del Grand Canyon.  Stavamo entrambi scappando: io fuggivo dal tedio della gita e della vita organizzata, delle levataccie che rovinano la pelle e dei percorsi decisi da altri che rovinano la sorpresa e tolgono il gusto del rischio; lui, da un brutto ceffo che gli aveva giurato vendetta (e non a torto, ahimé! Credo fosse una questione di bottini spartiti con precisione non propriamente matematica).

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