Se morisse mio marito 1 (again)

Miei superlativi lettori, poiché molti di voi mi seguono da quando sono ritornata su questi lidi dopo circa un anno e mezzo di silenzio, ho deciso di pubblicare di nuovo il mio manifesto, l’histoire de ma vie o meglio, una parte importante, quella che mi ha resa ladra gentilvedova. Finalmente saprete perché l’assassino è il maggiordomo, ma solo se è davvero fidato!

***

Siamo sicuri che tutti gli uomini vengano da Marte? Ho la certezza che Mr. White provenisse dalle profondità più cupe degli inferi! Home sweet home, soleva dire. E io pensai fosse un gesto di grande umanità, da parte mia, facilitare il suo ritorno a casa.

Eppure, ci fu un tempo in cui ero pazza di lui…

Conobbi Mr. White sul ciglio di un orrido sabbioso venato di verde e di giallo, tra le crepe silenti e maestose del Grand Canyon.  Stavamo entrambi scappando: io fuggivo dal tedio della gita e della vita organizzata, delle levataccie che rovinano la pelle e dei percorsi decisi da altri che rovinano la sorpresa e tolgono il gusto del rischio; lui, da un brutto ceffo che gli aveva giurato vendetta (e non a torto, ahimé! Credo fosse una questione di bottini spartiti con precisione non propriamente matematica).

Mr. White non era mai stato uno stinco di santo, ma aveva quella sua faccia da schiaffi e pugni presi e dati, lo sguardo magnetico e sfrontato, anche un filino astigmatico, e un modo di scostarsi il ciuffo ribelle dalla fronte, usando il calcio della sua Smith & Wesson, che mi fece desiderare, seduta stante, di essere la sola donna rimasta sul globo terracqueo, e lui l’unico uomo. Armato.

Indossavo seta cerulea, lunga ai piedi, e occhiali enormi, scuri, a proteggere la mia curiosità famelica verso il mondo che ancora non conoscevo. Lui era una visione in nero, con le scarpe lucide nonostante i venti e le terre rosse. Scarpe che avevano calpestato tutta l’America, e parecchi suoi abitanti.

“Spogliati”, mi ordinò, con voce rauca di sigarette e alcool. E io sfilai gli occhiali, obbediente e mansueta. Lui fece altrettanto, e i nostri occhi caddero innamorati, senza possibilità di fuga. L’alternativa? Buttarsi. Oppure arrendersi, e mettere sotto chiave i nostri cuori.

Ci sposammo a Las Vegas sette ore dopo, spettinati di chilometri corsi in Cadillac e di baci. Ero estatica, folle di gioia.

Ma già sapevo di aver commesso il più grande errore della mia vita…

to be continued

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