Continuiamo lesti con l’histoire, senza tralasciare un mini riassunto delle puntate precedenti: Mr. White mi vede sul canyon e tosto m’impalma a Las Vegas. La luna di miele è una dolce droga, ma the man is dangerous; la mia nuova casa è sepolta nel profondo sud della Louisiana, and I know, I know che la bazza sta per finire.
Miei cari, purtroppo la vita non è un’eterna vacanza intorno al mondo!
Dopo pochi mesi passati nello stato americano con la più alta concentrazione di zanzare, paludi e uragani, la sottoscritta si dovette arrendere all’evidenza dei fatti: tra il profondo sud e il suo cuore, c’era l’Europa di mezzo…
Bando ai sentimentalismi e torniamo nel vivo della storia.
Mr. White era un uomo che amava lanciare la propria esistenza a velocità incontrollata, quasi sapesse che non sarebbe arrivato al traguardo del mezzo secolo, ma che avrebbe finito con lo sfracellarsi contro qualche muro ostile nel fiore degli anni. Anche i suoi sentimenti erano guidati dal medesimo gusto del rischio: amore ad alta quota ma senza paracadute, odio in caduta libera, gelosia profonda e pericolosa quanto un’immersione in apnea.
A causa della sua “attività”, era solito trascorrere lunghi periodi fuori casa, in giro per l’America, lasciandomi signora e padrona della House ma sotto la sorveglianza dei suoi tirapiedi: due ceffi caratterizzati da lento comprendonio e pistola veloce, Vincent e Jules. Ma io preferivo chiamarli Zucchino e Coniglietto.
Era uno spasso vederli perdere silenziosamente le staffe quando, con tono canzonatorio, mi rivolgevo a loro usando quei deliziosi soprannomi! Per mia fortuna, entrambi mi veneravano come una divinità orientale, per non parlare delle conseguenze dolose che una loro intemperanza nei miei confronti avrebbe scatenato, qualora avessi vuotato il sacco con la mia metà. Del resto, una povera donna sola, privata dell’affetto coniugale per settimane intere, ha il diritto di svagarsi con innocenti diversivi…
Zucchino, un maschietto in carne, con i capelli lunghi e due occhietti azzurri e sorprendentemente innocenti, aveva l’abitudine di tempestare il suo partner di osservazioni oziose e inutili, innescando la reazione furibonda di Coniglietto, nero, baffuto e con due basette a fargli da sciarpa, che sempre rispondeva con paziente prontezza, usando il fraseggio delicato e forbito di una lady vittoriana.
“Hey, Jules, perché quando pensi ti massaggi sotto il mento con la canna della pistola? Un giorno o l’altro potrebbe partirti un colpo…”
“Cazzo, Vincent, perché quando apri quella fogna di bocca non pensi? Un giorno o l’altro potrebbe partirti una cazzo di frase intelligente…”
Fortunatamente, la coppia di cervelli in fuga sapeva come usare un’arma da fuoco e, credo, qualsiasi altro strumento atto a procurare danno permanente all’avversario. Insomma, non ero in compagnia di due brillanti conversatori, ma la mia incolumità personale era garantita.
Ebbene sì, miei adorati, ve lo devo confessare: sapevo che Mr. White non era un uomo rispettabile, che non si chiamava davvero Mr. White (una volta, Zucchino lo chiamò inavvertitamente Mr. Wolf, ricevendo il cartellino rosso e un livido blu), che aveva fede nuziale e fedina penale, che mi teneva segregata in un castello sepolto tra lande paludose e protette perché potevo essere un bersaglio succulento per i numerosi nemici che aveva collezionato nel corso dei suoi anni di onorata carriera.
Eppure…
L’amour, l’amour, toujours l’amour!
Quando rientrava dal duro lavoro, come ogni bravo marito buttava la valigetta sulla poltrona e le armi del mestiere sul comodino, si sfilava le scarpe e si versava due dita di bourbon. Poi, bastava che si togliesse gli occhiali, si scompigliasse il ciuffo sulla fronte e mi rifilasse uno dei suoi mezzi sorrisi (quelli che riservava soltanto a me), e la mia libido dava lo sfratto all’etica. Sentivo la sua voce impastata di passione e fumo di sigarette e di pallottole, e la ragione rassegnava le sue dimissioni, il senno cambiava indirizzo, il mio sistema operativo entrava in modalità provvisoria. Basico. Primitivo.
Mrs. White, miei cari, doveva ancora imparare le due lezioni più importanti della sua vita: quando ami uno che spara, ricordati di mettere sempre un giubbotto antiproiettile sul cuore.
La seconda lezione? Chi va con lo zoppo, etc. etc. etc…
To be continued
Ahahahah “zucchino & coniglietto” xD la faccenda si fa interessante
Due bravi ragazzi, in fondo… una volta capite le loro debolezze, buah, buah, buah!
Studia il tuo nemico, attendi e colpisci (anche l’arte della guerra può essere chic)
That’s right! Ho lasciato il solco a furia di sedere sulla riva del fiume ad attendere il cadavere del nemico.
Che ne dici se lasciamo un valletto ad attendere il nemico mentre noi andimo a farci un paio di bianchini?
Un valletto, oppure i dobermann. E noi guardiamo lo spettacolo in veranda. Faccio preparare anche qualche fingerfood. I dobermann si servono da soli.
Ahahahah unire l’utile al dilettevole, direi che non si potrebbe ambire a nulla di meglio.
Che bel racconto 🙂 questa terza parte in particolare mi é piaciuta molto
Mi fa molto piacere, darling! Preparati, perché l’intreccio s’infittisce…
Procede bene… Molto bello… Aspetto il continuo…
Grazie, my sweet ale, sono molto felice che tu lo stia leggendo ♥♥♥
“quando ami uno che spara, ricordati di mettere sempre un giubbotto antiproiettile sul cuore” ecco avrei dovuto saperlo alcuni anni fa, mi sarei salvata la pelle
Perché ci piace vivere sul filo del frisson, e poi ne paghiamo le conseguenze, cara la mia Almost.
Ma s’impara sbagliando. S’impara vivendo.
Madame, Lei mi appaga mentalmente. 🙂
Quelle merveille, m’imbarazzo…
😚
In Lousiana fanno del buoni funerali, con tanta musica, ma alla lunga stancano. Zucchino e’ un bel tipo, dei due sembra il più intelligente, anche se maneggia la pistola con un po’ troppa disinvoltura. Me lo presti se nel frattempo non e’ morto?
Gio, chéri, non è che chiedo la luna: mi basta un buon tea, un piatto di polpette non bio, due o tre brillocchi… e ricevo mangrovie, umidità e alligators… mai, mai credere ai colpi di fulmine!
Io ti presto uno Zucchino, e tu in cambio mi lasci vivo James e mi consegni la russa.
Posso darti Svengard, ma Olena mai, me la faresti a pezzi
Svengard ve lo spupazzate tu e la calva.
Conosci la soglia del dolore delle spie russe? Ho giusto giusto un paio di attrezzini nuovi e appuntiti che mi sono arrivati con amazon per la mia sala delle torture.
Olena con quegli attrezzi ci fa la pulizia delle unghie al gatto!
Vorrà dire che le offrirò una tazza di tea. Una miscela testata nel mio laboratorio chimico. Una vera bomba.
Non so se sia donna da tea. Più da vodka mi sa. Hai usato quello per… ? no, non voglio saperlo adesso, voglio arrivarci da solo.
Pondera, pondera, il tempo non ti manca. Ma ogni tanto cambi mano?
Mi piacerebbe ma con quella che regge non so scrivere. A lungo andare dovrò farmi aiutare, per adesso ce la faccio.
Credevo che una statua fosse ambidestra.
E no, dipende dalla torsione. Mi hanno messo così promettendo una rotazione con le altre cariatidi, ma siccome non mi sono mai lamentato mi hanno lasciato lì. Comunque sono il più fotografato, gli altri schiattano d’invidia.
Ecco perché hai quel ghignetto soddisfatto.
Anche per quello. L’altro motivo è che dall’altra parte c’è Agenore che commenta i vestiti delle turiste.
Agenore è il solito pettegolo.
A volte esagera, ma aiuta a tirar sera… a volte mi imbarazza, gli dico Agenore parla più piano, ma niente
Che stia attento, che poi volano le martellate.
Glielo dico pure io, prima o poi gli staccano le orecchie.
Wow puntata molto pulp fiction… zucchino e conoglietto 👏🏻
Questa è molto pulp. Con il solito tocco di iene.
Mi fa piacere che tu non sia lasciata sola ad annoiarti 😁
Cuore, chérie, a volte meglio soli, etc. etc. etc.
Libertè, egalitè misteriositè…