Puntate precedenti: la Pantera rosa, diamante di rara bellezza, fu rubata dai miei genitori, poi, all’insaputa di tutti (eccetto zio Alistair), ci è stata estorta da Jonathan il fellone. Ora, è nei forzieri di Buckingham Palace, coi sentiti ringraziamenti di queen Elizabeth, che sembra sapere tutto di me e della mia famiglia. Che faccio? Mi dispero per il tradimento del fellone o passo al contrattacco e sfido la Regina? Mi basta una cioccolata calda preparata da James per tornare nel posto che mi appartiene: al centro del palcoscenico!
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Miei splendidi lettori, ecco un piccolo consiglio di beauté: non esiste tristezza che un buon correttore per occhi non possa nascondere. Mentre cancello le ultime tracce di lacrime con un tocco di Clinique, cerco di concentrarmi sul piano di battaglia; la faccia da schiaffi di Jonathan balena nella mia mente con fastidiosa frequenza, ma la mia determinazione ha la meglio e mette al tappeto l’immagine con la stessa violenza di un pugno contro lo specchio, mandando in frantumi lo scorno.
Wanda e Archie si sono uniti a me con entusiasmo nella mia trasferta a Londra, e mi stanno aiutando a prepararmi per la parte più importante della mia carriera: entrare nell’entourage di Buckingham Palace.
La casa reale cerca un assistente: un «communications assistant». Ovvero, detta in altri termini, chi passerà la prova entrerà per un anno nel team degli uffici «Royal Communications», che, come spiegano, mira a promuovere «il lavoro, il ruolo, la pertinenza e il valore della famiglia reale in un pubblico mondiale». La persona scelta dovrà scrivere articoli, post sui social media e annunci stampa, raccontando quello che succede alla famiglia reale. E non solo: sarà suo compito anche quello di organizzare la copertura degli impegni del palazzo, incluse le investiture e le feste in giardino.
Archie ha buttato giù il mio curriculum stellato a prova di google, e Wanda si è occupata dei miei documenti; credo abbia un cugino che è cintura nera di passaporti falsi, perciò non mi prendo neppure il disturbo di controllare i dettagli.
Abiti castigati, trucco leggero, giro di perle, et voilà, eccomi pronta per il colloquio di lavoro che mi garantirà l’accesso nelle stanze della royal family!
James si occupa degli ultimi particolari: “Milady”, esordisce con la sua voce priva di inflessioni, e intanto sceglie il foulard in toni pastello da abbinare al tailleur rigoroso che indosso senza gioia: “L’addetto al personale di Buckingham Palace ha studiato presso la mia scuola*; resto sempre in contatto con i miei allievi e ho già provveduto a fargli una telefonata di cortesia. “
Gli lancio un’occhiata beffarda: “Non ti fidi delle mie capacità professionali, James?”
Mi passa la borsa, in tinta con le scarpe dal tacco medio (not my style, if you know what I mean), e inarca di un millimetro il sopracciglio sinistro. “Milady potrebbe aspirare al trono, se lo desiderasse, ma ho pensato che non ci fosse nulla di male nell’assicurarsi un alleato in territorio nemico”.
Non voglio tediarvi con i particolari del colloquio. Vi dico soltanto che sono ufficialmente membro del team “Royal communications”, e che il mio primo incarico riguarda la copertura mediatica di una festa in giardino in onore della Female Hats Confraternity. Interverranno ospiti di 32 diverse nazionalità, comprese Kiribati, Lesotho e repubblica di San Marino. Una cosetta da niente, se non fosse che mi sarà permesso di partecipare all’evento.

E, mentre tutti saranno impegnati a sorbire il loro tea e a conversare con i reali consorti, la sottoscritta potrà occuparsi della Pantera Rosa, con il beneplacito (e gli schemi) di zio Alistair, pregiato ideatore del sistema d’allarme a Buckingham Palace.
Non c’è niente di più inglese dei prati inglesi all’inglese! The garden party si svolge sull’immensa distesa verde che si presenta con britannica grazia oltre i cancelli dorati del palazzo. Tra le centinaia di ospiti, anche Wanda, nel ruolo di sentinella e rinforzo. Nonostante la vistosa gravidanza, ha preteso di vestirsi di bianco. Non si può discutere di dress code con un’americana…
Nella noiosa sobrietà del mio completo pantalone nero, memorizzo tutte le informazioni necessarie a scegliere il momento opportuno per allontanarmi dalla folla e penetrare nei corridori off-limits dell’edificio. Sto per defilarmi attraverso un cortile laterale, quando vedo un uomo e una donna, entrambi di altezza considerevole, avvicinarsi nella mia direzione. Sono ancora distanti, ma mi basta un’occhiata per riconoscere l’uomo e sentire le gambe tremare, mentre il cuore si mette a suonare in pompa l’inno nazionale.
L’ultima persona che avrei voluto incontrare è qui, davanti a me, elegante e sorridente, con lo sguardo irriverente e divertito, quasi avessimo un appuntamento per fare bisboccia sino all’alba.
Jonathan!
“Buon pomeriggio, mia cara”, mi dice con quella sua dannata voce che mi scombussola le viscere, disinvolto come se ci fossimo salutati il giorno prima con un bacio: “Permettimi di presentarti la mia compagna!”
Cerco di mantenere la calma, il controllo, la padronanza di me, ma sento prorompere la rabbia sanguigna da melodramma napoletano. Vorrei rubare una spada d’ordinanza a una delle guardie reali e piantarla nello stomaco del farabutto che sta continuando a fissarmi con il candore di un bimbo nel giorno di Natale.
Imperterrito, quasi deliziato, indica la donna abbarbicata al suo braccio. Una sventola di due metri, biondissima, atletica, vestita con un miniabito lucido color ramarro, improponibile su qualsiasi altro essere umano a parte lei. Una tiara grande quanto il Cremlino troneggia sul suo fiero capo, portando la sua altezza a due metri e mezzo. Occhi di ghiaccio, pelle color della neve e sorriso siberiano, cioè inesistente. Nisba. Niet.
Quando apre bocca, vengo accecata dal bianco dei suoi denti perfetti, mentre la sua voce, dura come una sferzata di Burian, mi raggela il sangue: “Muolto piaciiere, io amica di Juonathan. Mio nuome è Olena**“.
E ditemi voi se questo non è un coup de théâtre! Che cosa sta tramando Jonathan il fellone? Chi è veramente Jonathan? E che ci fa a Buckingham con Olena, la strabonazza russa? E pourquoi, più della sorpresa, mi parte la gelosia? Alla prossima puntata, miei cari!
*La scuola è la Butler Academy, che prepara i migliori maggiordomi di tutto l’universo conosciuto e anche non.
**Olena è la strepitosa protagonista dei racconti dello statuario Giò (sorry, Giò, non ho resistito). Se ancora non li conoscete, andate tosto a leggere: non ve ne pentirete!