La Pantera Rosa, la Regina e Mrs. White 6

Sii gloriosa, nostra Patria libera,
Unione eterna di popoli fratelli,
Saggezza ereditata dai nostri antenati!
Sii gloriosa, patria, siamo orgogliosi per te!
-Inno della Federazione russa-

Brevissimo riassunto: sono a Buckingham Palace, pronta a rubare la Pantera Rosa, e chi ti incontro? Il fellone e traditore Jonathan insieme a Olena, stangona russa e arida come le steppe sconfinate della Siberia. Che altro aggiungere? Rien de rien: leggete e soffrite avec moi!

*****

Amici miei adorati, è inutile negare che l’inaspettata visione di Jonathan, tirato a lucido e con faccia impunita, accanto alla sventolona russa, algida e svettante, mi crea nocumento, molto nocumento. Mi servirebbero tosto un paio di coltelli e un paio di tacchi. Anche una bella frase d’effetto sarebbe utile, ma nella mia testa le parole giocano a nascondino, e io resto muta, con le spalle al muro.

“Tu volere Pantera Ruosa, vero?” La panterona cosacca attacca per prima e mi procura una ferita grave.

Jonathan il fellone mi spara un ghignetto fastidioso quanto il prurito alla schiena quando hai le mani occupate, e mi finisce: “Da sola non ce la potrai fare, pet!”

Ah, destino infingardo! Sono una ladra e non sono una santa, ma proprio in questo frangente devi usare la carta del karma e farmi pagare il fio con il traditore e la sua compare siberiana, strafottente quanto lui? Sei un destino avverso, ingrato, vendicativo. Stronzo, ecco!

Stringo i pugni fino a conficcarmi le unghie nella carne e scosto il ciuffo ribelle dalla fronte con un gesto secco del capo; sollevo il mento e pianto le iridi indignate dentro le iridi di Jonathan. Sono azzurre, chiarissime ma, quando immergo lo sguardo, raccolgono il cupo grigio dei suoi fondali misteriosi, che neppure io conosco.

Finalmente scovo le parole; attingo gocce di coraggio dai miei anni di esperienza in situazioni pericolose (vedi alla voce: guardie e ladri), e mi sorprendo calma, presente, ma con i sensi vigili, pronti a indicarmi la via di fuga più vicina: “Mi costringi a giocare a un gioco di cui non conosco le regole, mentre io non vorrei neppure sedermi al tuo stesso tavolo…” Vedo le pupille di Jonathan che si restringono, assestandosi alla nuova fonte di luce.

Getto un’occhiata lesta alla mia sinistra sperando di scorgere Wanda, ma so che si è piazzata vicino all’ingresso principale, per tener d’occhio chi entra e chi esce, soprattutto se in completo nero e con auricolare all’orecchio.

Olena si stacca dal braccio del fellone e controlla il cronometro futuristico che porta al polso: “Tempo passa veluoce, donna: dobbiamo entrare!”

Non so se mi irrita di più sentirmi dare ordini da una sconosciuta che potrebbe tranquillamente sfilare sulla passerella di Victoria’s secret o essere chiamata “donna” dalla suddetta; schiaffo il muso sotto il suo mento e sibilo: “Назовите меня миледи, женщина! (Chiamami milady, donna! )”

Il viso della stanga russa si disgela in un sorriso al sapor di stricnina; si mette sull’attenti con fare teatrale, schiocca la lingua e cantilena: “да… mi.la.dy…”

L’atmosfera si fa elettrica: scintille, fulmini e saette scaturiscono in maniera spontanea sulla nostra testa, rischiando di creare uno tsunami emotivo che potrebbe compromettere l’esito della missione e, forse, innescare una guerra tra potenze.

Jonathan, lesto di mano e di cervello, si appropinqua in modo sconsiderato alla mia persona; è entrato in modalità ladro internazionale, e la sua espressione è implacabile. Ha smesso di sorridere e si prepara al placcaggio: “Tutto questo ha un senso, Faf, credimi! Segui il tuo istinto: segui me!”

E mi prende per mano.

Mi lascio guidare come fossi in un sogno, ma per pochi secondi. Mi blocco, sbattendo contro il petto senza battito di Olena, e mi divincolo dalla mano di Jonathan: “Perché devo crederti? Chi sei? Che vuoi?”

Mi giro verso la donna alle mie spalle e la fronteggio, in chiara disparità d’altezza e non solo: “E chi sei tu? Che ci fai qui? Che ne sai? Che ne sai?”

Sto perdendo il controllo. Sono una femmina isterica che ha scoperto il suo uomo con l’amante nel talamo coniugale. Sono la professionista gabbata che sa di essere stata tradita dal suo braccio destro. Sono un corpo che ha perso un arto. Un sacco vuoto. Un fiume in piena.

Olena estrae da non so dove (forse uno stivale) il suo cellulare; compone un numero, attende pochi secondi poi ordina: “Finuocchietto, tu parla con milady, da?”

Mi avvicina il cellulare all’orecchio. Dall’altra parte, la voce più flemmatica del Regno Unito riesce a scuotermi più del tradimento del fellone: “Milady? Sono James… la prego di ascoltarmi con attenzione: conosco Olena e mi permetto di garantire per lei. Si fidi di me, o non sarò più degno di essere il suo maggiordomo!”

L’ultima affermazione ha il potere di scatenarmi un terremoto sotterraneo. James è il mio punto fermo, l’emblema della lealtà a tutto tondo, una figura paterna. Ma non ho tempo di interrogarmi: Jonathan mi fa un cenno col capo che mi spinge ad affrettarmi, a seguirlo, a non mettere in dubbio la nostra assurda collaborazione a tre. A dopo le spiegazioni, a dopo i confronti!

Ci muoviamo in silenzio, attenti a ogni segnale di presenze inopportune. Jonathan conosce la strada verso la cassaforte reale. Olena è accanto a me, agile nonostante l’abbigliamento non propriamente da addetta ai lavori.

Superiamo un corridoio, un altro,  e ci addentriamo nelle sale private del palazzo. Scendiamo una rampa infinita di scale, e ci fermiamo davanti alla cella di sicurezza che ci separa dalla Pantera Rosa. Una porticina si apre sulla parete opposta.

E Wanda appare.

Seria, tesa. Si scosta dall’ingresso, e io intravedo uno scorcio di intimo salottino. Un angolo di tappeto persiano, le gambe intarsiate di un tavolino, le gambe graziosamente composte di una donna seduta in poltrona.

La porta si spalanca.

Sulla poltrona, con un sorriso bonario e le braccia abbandonate sui braccioli, lei.

Lei.

La regina.

In carne e ossa.

Mi osserva, continuando a sorridere, e mi dice. “Niente cerimoniali, mia cara”, mostra con la mano la poltrona che ha di fronte e conclude: “Si sieda e mi ascolti. Vorrei cambiare i termini del suo contratto di lavoro!”

Ditemi voi se questo non è barare! Qui tutti barano, e io sono l’unica senza assi nella manica… Che cosa vorrà Queen Elizabeth dalla sottoscritta? Restate sintonizzati su questo canale: la vostra ladra preferita non vi deluderà!

49 pensieri su “La Pantera Rosa, la Regina e Mrs. White 6

    1. A chi lo dici! Qui nessuno me la racconta giusta, my lovely Almost, ma devo continuare a giocare finché non mi viene una mano favorevole… intanto, mi tocca vedere le carte che hanno in mano gli altri, anche se, al momento, the queen sembra pronta a buttare sul tavolo una scala reale!

  1. Olena dice che avrebbe preferito l’Inno della gloriosa Unione Sovietica, ma considerando che la musica e’ la stessa lo ritiene un omaggio appropriato. La Regina in persona, un grande onore, foriero di onorificenze in arrivo oppure di internamento nella London’s Tower. Ma la coppia J&O resterà a guardare? Non credo…

    1. Olena che non faccia tanto la difficile, altrimenti vedi dove finisce la sua tiara!
      La Pantera mi sa tanto di esca, ma non riesco a capire perché la queen sia così interessata alla mia persona…
      Sono già una coppia? Mi parte la vena!!!

  2. Mi permetto di suggerire la comparsa al fianco della Queen di Maurizio Crozza nei panni di Beppe Severgnini in qualità di Officer of the Order of British Empire…
    E umilmente torno rinculando nel mio angolo.

    1. Ottimo suggerimento, ma quel giorno il Severgnini soffrirà di un acuto abbassamento di voce che gli impedirà eccessi di verbosità.
      Mi raccomando la postura del rinculo: James tiene personalmente dei corsi nella sua academy e pochissimi passano alla prima sessione di esami.

  3. Che plot twist! Io, dopo il penultimo epispdio, stavo già pensando di venire a darti una mano per seppellirne le spoglie Non vorrei sbagliarmi ma penso proprio che il cuore di Jonathan non sia affatto volato altrove… E poi e poi se James garantisce è una garanzia! Sono impaziente di sentir parlare la regina

    1. I don’t know, sista, ma se continua così, ci penserò io a far volare altrove il cuore del fellone!
      Ammetto che the queen mi mette un filino di soggezione… friend or foe?

      1. E ci credo, ci vorrebbe quantomeno un tacco 12 per ripristinare i ruoli ( ma anche dare un’azzoppata all’Olena non e’ che sarebbe troppo male…)

  4. 😂😂 la tua fantasia è grandiosa! Colpo di scena assurdo! E poi sei assolutamente ironica 😀 “situazioni pericolose (vedi alla voce: guardie e ladri)” sono morta 😂😂 .
    Conosci anche il russo?!

    1. Merci merci merci, ma petite Maria, diciamo che l’ironia mi ha salvato spesso nei momenti di sconforto… e anche qualche parola di russo può tornare utile a una ladra internazionale come moi! Bisous, mon tresor:*****

  5. Secondo me la Regina è una controfigura, troppo arzilla la vecchiarda.
    Ma la vera domanda che mi attanaglia è: da dove Olena ha tirato fuori il cellulare?
    E la vibrazione, c’era?

    1. Oppure un clone. O un’immagine olografica. O una sorella gemella: the truth is out there, come direbbe il buon Fox Mulder. Direbbe anche: trust no one, e io dovrei farne tesoro!
      Ahahahah, domandine maliziose… nessuno sa dove tenga il cellulare, forse è come Eta Beta, ma la minigonna sta meglio a lei.

      1. EB con la sua mini strappata faceva un figurone.
        Lo fregavano i piedini di fata.
        Ologramma?
        No sei più raffinata di così.
        Su gemella o clone no nemmeno voglio prenderlo in considerazione.

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