Una favola politically correct

C’era una volta una bellissima principessa… si può dire bellissima? Non sto facendo body shaming? Diciamo che era una principessa che stava bene con le sue imperfezioni perché l’acne ce l’hanno anche le celebrities. Si può dire principessa? Penso di sì, magari diciamo principa, che fa più parità di genere, principe si può dire, anche imperatore e filantropo e giornalista e virologo, ma non si può dire proletario, oppure artigiano o, la categoria più vergognosa: ristoratore.

Ordunque, la nostra principa con l’acne aveva la pelle bianca come la neve… oh, gosh, ma che sto scrivendo? Folle! Dov’è il mio kit per un tso fai da te? La nostra principa aveva la pelle il cui colore non ci interessa anche perché portava la doppia mascherina persino da sola al cesso… si può dire cesso? Non è discriminatorio? Meglio cessa? No, no, no, così ricicciamo il body shaming e non se ne esce più.

C’era una volta una principa con l’acne (forse a causa della doppia maschera) che aveva la pelle e le gote e una passione per le mele. La regina, una stronza mestruata, gelosa in quanto femmina… ma che sto dicendo? Ho la sindrome di Tourette? Desidero la lapidazione sulla pubblica piazza? Lapidata da un massimo di sei persone distanziate, perché io non rischio la mia salute, perdinci!

La regina, un tempo era un re ma poi ha avuto un’illuminazione mentre guardava Achille Laura a Sanremo e ha abbracciato la propria diversità, scegliendo di essere donna ma solo in quei giorni, quali giorni? Dipende, a volte quelli dispari, a volte quelli pari per non fare permali che poi lo senti Zan che sa quali sono le priorità nei momenti di emergenza. La regina, impavida nel fare outing ma un filino competitiva, ha uno specchio pettegolo anche se maschio (così mettiamo a posto gli stereotipi), che la tarma con il tarlo. Del dubbio.

“Perché vuoi essere la più bella del reame? Non ti rendi conto che così dai un cattivo esempio a tutti i tuoi sudditi adolescenti che seguono il tuo profilo Istagram e poi bigiano la Dad per andare su Youtube e imparare a fare contouring come James Charles che fa l’influencer biutiguru e ti spiega che il makeup gli ha salvato la vita? Ripeti con me: Specchio specchio delle mie brame, chi è che c’ha l’acne nel reame? La risposta è: B.N., non mi fare dire il nome che è un affronto e forse anche culture appropriation, ma tanto hai capito. E ora sono caxxi tuoi, prendi su e porta a casa, vediamo come gestisci il tuo senso di inferiorità ma sappi che lo psicologo fa solo sedute online ma oggi ha la connessione che non va.”

La regina, infuriata come un orso bruno… oppure biondo, non so, difficile dire da questa distanza, si procura una mela dal discount più vicino e la regala alla principa che sta comprando su Amazon un vibratorino vegano per prendersi cura dei propri bisogni anche in questi difficili ma stimolanti momenti… giorni… mesi… anni di solitudine che non possono e non devono farci dimenticare che il sesso senza partner sarà la meravigliosa normality del futuro.

La regina, dicevamo, senza travestimento perché tanto con la maschera io non riconosco manco mio nonno in carriola, ieri una tizia mi ha importunato dicendomi che era la mamma di Yuri e io non sapevo chi fossero nè lei nè Yuri e come cazzo si scrive Yuri ma sarà un nome? E sarà maschio o femmina? Forse deve ancora decidere…

Vabbé, se continuo così finiamo a Natale, ma tanto a Natale non crediamo che sia un libera tutti, perciò possiamo anche starcene chiusi in tinello, soli soletti, a sbocconcellare il pandoro e a leggere la mia storia politically correct.

“Beccati ‘sta mela, principa!” Esclama la regina con un ghigno che nessuno vede, e la principa, mentre preme il tasto del carrello e accatta l’oggetto dei suoi sogni, afferra il frutto proibito, guardandolo con sospetto.

“Ma è bio? Io non mangio nulla che non sia vegano, bio, ecosostenibile, green, cruelty free, Greta approved!”

“Piccola principa malfidata, questa mela è stata coltivata su Marte da Elon Musk in persona, nei campi sterminati creati dalla fondazione Bill e Melinda Gates, quindi è una mela Melinda e il cerchio si chiude.”

La principa, convinta di mangiare la mela del suo brand preferito, addenta il frutto del discount e muore avvelenata da fitofarmaci terrestri. Si può dire muore? Si può dire avvelenata? O è meglio aspettare l’esito del tampone?

To be continued.

Pensierino del mattino

Da: Mrs. White (con veletta and nothing more)

A: Inquisizione sanitaria et adepti (parenti, conoscenti, vicini di casa, emeriti sconosciuti)

Se l’Italia (e paeselli in seno a essa) è un lager, una repubblica, una boh basata sul vaxxino, pretendo un passaporto vaginale, affinché io possa vivere liberamente senza nessuno che me la scassi.

Non aggiungo titolo

Le folle non hanno mai avuto sete di verità. Dinanzi alle evidenze che a loro dispiacciono, si voltano da un’altra parte, preferendo deificare l’errore, se questo le seduce. Chi sa illuderle, può facilmente diventare loro padrone, chi tenta di disilluderle è sempre loro vittima.
Gustave Le Bon, Psicologia delle folle

I turned on the lights, the TV
And the radio
Still I can’t escape the ghost of you