Una favola politically correct 3

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Nonostante la nostra principa abbia tirato le cuoia per colpa dei fitofarmaci nella melinda, il tampone decreta il contrario, perciò B.N. è costretta a vagare nel limbo e a dormire fra i trifogli. Non ode il rumore di zoccoli all’orizzonte: chi sarà mai ad addentrarsi nel bosco?

Carissimi, numerosissimi, coraggiosissimi e loquacissimi lettori, non voglio certo lasciarvi in sospeso, ma credo che i più sagaci di voi (e quanti siete, non mi bastano i quattro arti per contarvi), avranno indovinato. Sta arrivando l’eroe, il risolutore, il Draghi della situazione, il principe azzurro che con un bacio sveglierà l’eroina e la salverà dal limbo eterno per riportarla alla meravigliosa realtà che ella, come tutti noi, merita di vivere.

 Ma che sto dicendo? Ancora con la supremazia maschile che relega la figura femminile a costola servile, incapace di gestire la propria indipendenza psicologica et economica! E il principe azzurro… non si può dire né principe né azzurro, forse neppure “il”!

Qui urge estrema cautela e mastodontico uso di politically correct.

Appare un essere umano che indossa calzature olandesi e deambula in maniera autonoma, senza avvalersi di alcun sforzo equino poiché anche i cavalli meritano che vengano loro riconosciuti gli stessi diritti di qualsivoglia altra creatura vivente. Che gli zoccoli non vi traggano in inganno: l’essere umano è un fiero appartenente a categorie -un tempo vilipese ma oggi portate in palmo di mano- a vostra scelta. Ha pelle ambrata, ricci copiosi, le spalle larghe e chiappe importanti, fruttariano convinto ma dalla sessualità incerta (deciderà poi), ama lo smoking e le gonne a balze, odia l’emissione di CO2 e i sovranisti, ha due cani di nome Soros e Davos, ma oggi non li ha portati perché è ancora di turno e deve finire di consegnare pacchi Amazon.

Controlla l’indirizzo, scorge la principa e la sveglia  prendendola di spigolo con la busta che le ha tosto lanciato.

“Ecco il suo vibratore”, dice, incurante della privacy ma mantenendo la giusta distanza di sicurezza. E se ne va, lesto, zoccolando.

B.N. arrossisce, sbadiglia, raccoglie il pacco e sparisce. Per ritrovarsi nella nuova, merdosissima, realtà. In fascia rossa, per non vanificare i sacrifizi fatti fino a oggi.

Fine. Si può dire?

21 pensieri su “Una favola politically correct 3

      1. Dissenti? Molto male, perché accompagnerà l’esistenza nostra e delle generazioni a venire. Ma visto che ci costringono a vivere una favola, almeno me la scrivo da sola per mio uso e consumo. E tuo. E di Giò. In fondo, tre è un gran bel numero. Si può dire tre? O siamo già in troppi?

        1. Fosse solo il tampone, che peraltro sembra provochi di suo danni ai tessuti che sarebbe meglio evitare… Quello che mi preoccupa è il simpatico intruglio che ci vogliono propinare.
          Tre è il numero perfetto. Si può dire perfetto o offendiamo chi non lo è?

          1. E ce lo vogliono propinare per sempre, per colpa di varianti infingarde della supercazzola.
            Ormai la sottoscritta offende appena apre bocca, perciò offendiamo pure tutti i numeri escluso il tre.

            1. Ci sono termini che rifiuto di utilizzare nella mia quotidianità: complottista, negazionista, piastrellista, terrapiattista, lockdown (che mi fa una tristezza e sostituisco con prigionia forzata), asintomatico (che sostituisco con sano, parola ormai vieta e bannata), positivo, negativo, assembramento, salute pubblica, il bene comune, che ognuno faccia la sua parte, siamo tutti sulla stessa barca, opposizione, fascia, fascio, furbetto, fake news, no vax, non sono un virologo, new normal, non hai rispetto per i morti, immunità di (gregge, che uso ancora). Praticamente parlo una lingua morta.

              1. Piastrellista.
                Soprattutto piastrellista.
                Si dice che i Rothschild derivino da quei piastrellisti che hanno piastrellato la strada dell’inferno con le buone intenzioni.
                A buon intenditor… 😎

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