T’attacchi

SCRITTO DA STUDENTI GENIALI

“Università di Verona contro il green pass”.

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Nel mezzo del cammin di dosi a vita,
mi ritrovai nel culo una matita
Ed il braccio che era ormai una calamita.

Non feci in tempo a fare un passo,
Che mi ci ritrovai anche il compasso
Ed a quel punto non mi restava che il trapasso.

Allettato in attesa di mia morte,
Scorsi l’ombra tetra di Caronte
Venirmi incontro per traghettarmi ad altra sorte.

Mentre l’ultimo respiro mi accingevo ad esalare,
Ecco famelico il Cerbero ringhiare
Che voleva il green lasciapassare

Ahi pentirommi, sciagur che più mi lede
Tal sbadato fui e non ci si crede
A lasciar lo cellulare in altra sede

Da cadaverico viso mio a paonazzo
Traghettar gli chiesi in altro andazzo
Ma lo Caronte pronunziò “T’attacchi ar cazzo”

Da codesto giorno io vago in mascherina
Nel limbo dei non vivi, più morto anche di prima
E per darmi sollazzo tracanno l’amuchina

Oh folli non compite tal sciagurata azione
Nel recarvi per ricevere iniezione
Rimembratevi sempre la verde certificazione.

Se ho perso l’estro

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Miei pochissimi cari, se ho perso l’estro ci sarà un pourquoi, ma, giuro, fatico a trovarlo! Analizzo il mio quotidiano, la mia raison d’etre, ma non trovo una causa conclamata a cui possa imputare la mia assenza di essenza (creativa). Niente, nada de nada, rien de rien.

Starò invecchiando. Mangio troppi Saikebon. Sarà l’inverno. Guardo troppi drama cinesi dove alla fine tutti muoiono. Eppure tutti dobbiamo morire. Non esiste l’immortalità di gregge (fatevene una ragione).  Ho un brutto carattere. Non so scrivere. Non ho niente da dire. Non mi piace il mio nuovo taglio di capelli. 

Molti dicono: sono così STRESSATO! Forse è lo stresssssss. Ma diamine, che motivo ho per averci lo stress? Mi interrogo alle due di notte, ma non trovo risposte. La vita mi sorride, ma io mi giro dall’altra parte. L’importante è la salute. La joie de vivre. Lo stupore di bimbo. I gattini. I gattini.

L’uomo è buono dentro. Laggiù, in fondo al tunnel. Dove è più tenero. Fuori, l’uomo è una testa di cazzo. Forse è questo. Eppure no, sarà testa di cazzo ma ama i gattini. E i gretini. E gli unicorni e gli arcobaleni. Quindi non è che non è buono, è solo un po’ idiota.

Scusate, divago. Stream of consciousness. Nel senso di pensacchiare ad cazzum et ruotam liberam. La ruota è libera, è la ruota della fortuna, ma non pensiamo che sia un liberi tutti, perdio! 

Un dubbio mi assale, ma senza violenza. Più una carezza, o una pestatina di piedi senza premeditazione. Sono influenzata? Il mio bosco interiore è sconquassato da un tornado? Sono stata nella corrente e ho preso la variante? Sta accadendo qualcosa fuori che contagia il mio tutto dentro? Lo spoglia, lo depaupera, lo cristallizza e persino fossilizza? 

Non so, non capisco. Non ho la tivvù, forse è perciò che non so. 

Scusate, mi rifugio nel mio bosco. Solo io posso accedervi. No, niente pass. Il bosco permette solo a me di entrare. E non ho neppure una dose.

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E ora, per la gioia di grandi e piccini, inauguro una nuova rubrica dal titolo: TESTI MESTI! Scelgo un testo di canzone e lo aggiorno. Oggi si fa così, si sovrascrive. E quello che era, si dimentica. Ma qui non si dimentica nulla, perciò aggiungo il video originale.

TESTI MESTI: NON SCRIVO PIU’. 

Non scrivo più me ne vado. Non scrivo più davvero.
La vita è ormai disfatta io vado in un ritrovo
e lascio tutto il gregge dietro me.
Non scrivo più me ne vado. Non scrivo più davvero.
La faccia di cemento tu parli e non ti sento
io spengo e chi non spegne guarda me…rd.
Non scrivo più lascia stare, non scrivo più ti assicuro.
Se ti faccio male poi avrai il tuo pass
tanto il mondo come prima senza voglia girerà.
Non scrivo più me ne vado. Non scrivo più ma davvero.

Non credere ai capricci di un decreto che col drago se ne va.
Non scrivo più… Non scrivo più… Non scrivo più…