Se morisse mio marito 7-finale

Diletti, la vostra vedova preferita è sparita per qualche giorno (dopo un’appropriazione indebita conviene sempre darsi alla macchia per un po’),  ma ora farà in modo di recuperare il tempo perduto: à vous, le grand final!

Epilogo.

Autunno in Louisiana. Non molto differente dall’estate: verde ancora rigoglioso, temperature miti, un accenno di pioggia tiepida, a piangere sulla nuda pietra ove giace colui che amai e sposai.

Un funerale per pochi intimi: Zucchino, Coniglietto et moi. Lacrime dietro la veletta, dignitosa compostezza, consapevole accettazione.

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Se morisse mio marito 6

Mes amis, non amo perdermi nei ricordi nostalgici e detesto rifugiarmi nel passato (il mio spirito viaggia solo con bagaglio a mano), ma la voce di Jonathan, indimenticata e antica, mi parlava di radici mai recise nonostante l’oceano, nonostante il cambio d’abito e di uomo.

“Che ne è di Mr. Stevens?” gli domandai la sera successiva. O era quella dopo? Quattro sere di pub, seduti in un tavolino appartato a bere del buon Tullamore Dew invecchiato mentre le tre Grazie, discrete come sensali, si sparavano giri di birra e di carte.

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Se morisse mio marito 5

Miei cari, lo ammetto, ho dimenticato di svelare un particolare importante della mia vita: Mr. White non era il primo uomo disonesto di cui mi fossi innamorata. Mi perdonate? Non sono bugiarda, è che mi disegnano così…

Dopo la sensazionale notizia ricevuta da G.B., la lunga boccata di sigaretta che tirai mi permise di ritrovare il mio aplomb e di fissare l’ometto con studiata intensità; questi ricambiò lo sguardo, regalandomi l’espressione dell’affamato che preme il naso contro la vetrina della pasticceria.

Volevo guadagnarmi la sua fiducia, perché ho imparato che, per vivere felici, occorre circondarsi di persone affidabili, soprattutto se al tuo servizio.

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Se morisse mio marito 4

Mes amis, tengo a dirvi che sono una donna molto paziente e comprensiva: mai feci un appunto a Mr. White in merito alla sua attività (redditizia e criminale anzichennò), neppure mi sognai di lamentarmi di avere alle calcagna, ogni giorno, ora e minuto che Iddio mette su questa terra, i suoi ingombranti tirapiedi, discreti quanto i botti di Capodanno.

Accettavo di buon grado le limitazioni alla mia libertà, ma che ci volete fare: ero giovane, inesperta e follemente innamorata….del resto, l’amore era un boccone rubato al volo, tra un viaggio d’affari e l’altro, perciò non ancora logorato dall’abitudine.

Ma, in una sera di calma apparente, mi scivolarono gli occhiali con le lenti rosa: fui offesa, e tutto cambiò!

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Se morisse mio marito 3

qui la prima parte

qui la seconda parte

Miei cari, purtroppo la vita non è un’eterna vacanza intorno al mondo!

Dopo pochi mesi passati nello stato americano con la più alta concentrazione di zanzare, paludi e uragani, la sottoscritta si dovette arrendere all’evidenza dei fatti: tra il profondo sud e il suo cuore, c’era l’Europa di mezzo…

Bando ai sentimentalismi e torniamo nel vivo della storia.

Mr. White era un uomo che amava lanciare la propria esistenza a velocità incontrollata, quasi sapesse che non sarebbe arrivato al traguardo del mezzo secolo, ma che avrebbe finito  con lo sfracellarsi contro qualche muro ostile nel fiore degli anni. Anche i suoi sentimenti erano guidati dal medesimo gusto del rischio: amore  ad alta quota ma senza paracadute, odio in caduta libera, gelosia profonda e pericolosa quanto un’immersione in apnea.

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Se morisse mio marito 2

L’amour, l’amour, toujours l’amour!

Miei cari, dovete sapere che Mr. White era solito intraprendere qualsiasi azione con primordiale passione, sia in ambito lavorativo sia nell’intimità dell’alcova. I miei primi mesi di matrimonio furono come una sniffata di coca purissima: estasi e adrenalina, in un susseguirsi di lune, miele e luci rosse. Ero stordita, in vacanza perenne, vestita di doni con molti zeri e attenzioni con pochi veli. Cambiavamo fuso orario con la frequenza con cui i comuni mortali cambiano idea.

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Se morisse mio marito

Siamo sicuri che tutti gli uomini vengano da Marte? Ho la certezza che Mr. White provenisse dalle profondità più cupe degli inferi! Home sweet home, soleva dire. E io pensai fosse un gesto di grande umanità, da parte mia, facilitare il suo ritorno a casa.

Eppure, ci fu un tempo in cui ero pazza di lui…

Conobbi Mr. White sul ciglio di un orrido sabbioso venato di verde e di giallo, tra le crepe silenti e maestose del Grand Canyon.  Stavamo entrambi scappando: io fuggivo dal tedio della gita e della vita organizzata, delle levataccie che rovinano la pelle e dei percorsi decisi da altri che rovinano la sorpresa e tolgono il gusto del rischio; lui, da un brutto ceffo che gli aveva giurato vendetta (e non a torto, ahimé! Credo fosse una questione di bottini spartiti con precisione non propriamente matematica).

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