Alice

Non son stata io, io in persona a levarmi questa mattina? Mi pare di ricordarmi che mi son trovata un po’ diversa. Ma se non sono la stessa dovrò domandarmi: Chi sono dunque?

Sbatte una porta nella mia testa, nel sottotetto di ingovernabili ricci che danno su plumbee distese di tavole vuote. Nuvole bianche, senza parole, neppure una bozza di trama.

Vento di buriana in cassa, tra i polmoni silenti che aspirano a fresche boccate ma respirano gelidi Uràli.

In pancia ho lasciato qualcosa sul fuoco, forse castagne dal cuore bruciato, o  il taglio migliore di un dolore mostruoso, stracotto nel rosso del mosto.

Stridono i freni dei nervi,  piedi che slittano su ghiacci in pendenza di strada nel bosco, la meno battuta.

Non scelta: deviai.

Puntavo a levarmi come sole che sorge, ma persi la bussola e anche il mio est.

DisOriente.

Alibi perfetto

Adorati, quando il nostro cuore soffre, la mente ci gioca brutti scherzi: più cerchiamo di dimenticare, e più lei ci costringe a lunghe passeggiate nel viale dei ricordi. Stavo rileggendo i miei vecchi articoli su questo blog, e ho ritrovato la mia dichiarazione d’amore. Sapete quanto io ami scrivere lettere a Jonathan. Questa fu la prima e, con le mie parole, lo conquistai durante un nostro lavoretto nell’antica terra della libertà.

Perché è così che amano i ladri.

Tentami, gratta e vinci le mie paure, sarò la tua dea bendata. Ritagliati  spazio lungo il tratteggio, e riceverai una risposta scontata: sì.

Puntami, e disorienterò il tuo sesto senso mischiando le carte in tavola. Io ho la mano vincente, tu hai quella che ti tocca.

Mettimi al tappeto e toglimi terreno sotto i piedi. Ti farò male: vedrai  stelle sul soffitto.

Zittiscimi con la tua bellezza mozzafiato, amami da morire.

Dammi tempo: fammi spostare le lancette sull’ora illegale, e io giurerò davanti alla Corte che ero con te, nascosta tra le due e le tre.

Alibi perfetto

Sapete, Jonathan era un uomo puro, nonostante scassinasse cassaforti per mestiere. Dovetti fare io la prima mossa con lui, poiché l’irlandese con guanto di velluto era restio a proporsi come fiancé di una giovane ladra d’alto lignaggio. Lo conquistai con una lettera d’amore, durante un nostro lavoretto nell’antica terra della libertà.

Questa lettera. Perché così amano i ladri.

Tentami, gratta e vinci le mie paure, sarò la tua dea bendata. Ritagliati  spazio lungo il tratteggio, e riceverai una risposta scontata: sì.

Puntami, e disorienterò il tuo sesto senso mischiando le carte in tavola. Io ho la mano vincente, tu hai quella che ti tocca.

Accomodati sul tappeto e toglimi terreno sotto i piedi. Ti farò male: vedrai  stelle sul soffitto.

Zittiscimi con la tua bellezza mozzafiato, amami da morire.

Dammi tempo: fammi spostare le lancette sull’ora illegale, e io giurerò davanti alla Corte che ero con te, nascosta tra le due e le tre.