Non son stata io, io in persona a levarmi questa mattina? Mi pare di ricordarmi che mi son trovata un po’ diversa. Ma se non sono la stessa dovrò domandarmi: Chi sono dunque?
Sbatte una porta nella mia testa, nel sottotetto di ingovernabili ricci che danno su plumbee distese di tavole vuote. Nuvole bianche, senza parole, neppure una bozza di trama.
Vento di buriana in cassa, tra i polmoni silenti che aspirano a fresche boccate ma respirano gelidi Uràli.
In pancia ho lasciato qualcosa sul fuoco, forse castagne dal cuore bruciato, o il taglio migliore di un dolore mostruoso, stracotto nel rosso del mosto.
Stridono i freni dei nervi, piedi che slittano su ghiacci in pendenza di strada nel bosco, la meno battuta.
Non scelta: deviai.
Puntavo a levarmi come sole che sorge, ma persi la bussola e anche il mio est.
DisOriente.