La Pantera Rosa, la Regina e Mrs. White 8

Miei adorati, non crediate che la vostra Missis sia sparita di nuovo e forever! Ogni tanto devo darmi alla macchia, per confondere le acque e far perdere le tracce, ma eccomi di nuovo qui, pimpante e pronta all’azione!

Breve riassunto: andai e tornai. Intanto, la queen mi vuole come personal spy (butler included) mentre il fellone, la cosacca e l’americana osservano sull’attenti. My gosh, che fare?

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Sua maestà mi concede un sorriso a tutta dentiera, sfrontato e vittorioso, a siglare una certezza che non ha bisogno di conferme.

Serro la mandibola, chiudo gli occhi e inspiro una lunga boccata d’aria; la lascio scivolare dalle labbra con lentezza, poco per volta, sperando di trovare la mia risposta, la scappatoia per restare a mani libere, senza manette dorate. Raccolgo i cocci della padronanza di me, conto in silenzio fino a dieci e, con voce ferma e professionale, domando: “La mia prima missione?”

La regina si butta contro lo schienale battendo le manine e trilla: “Splendido, mia cara, splendido!” Ruota il capo di un grado, in direzione della porta, e conclude: “Tea?”

Entra un corteo di camerieri che, silenziosi e precisi come mimi, apparecchiano un sontuoso buffet con tanto di argenteria. La diabolica Elisabetta prende la sua tazza e io prendo la mia. Beviamo entrambe un sorso senza smettere di guardarci negli occhi. Il silenzio gravita nella stanza, riempendola. Finiamo di bere. La regina si premia con un cookie.

Si alza, mi alzo. Mi volta le spalle, accenna un gesto di saluto senza girarsi, esce dal salottino. Resto in piedi, ancora con la tazza in mano. Una solerte cameriera me la sfila e la deposita sul vassoio. Il tavolo viene sparecchiato in un millisecondo, senza che un suono vada a disturbare i pensieri dei presenti. Il corteo si ritira in fila indiana. Restiamo noi e l’automa in giacca e cravatta.

Che parte in quarta: schiaccia un invisibile pulsante sulla parete arabescata, e uno schermo di dimensioni priapiche scende dal soffitto. Lo schermo si accende. Un titolone appare a tutto campo:

-THE ROYAL WEDDING-

Per magia, Mr. Smith ha estrapolato un trespolo e un computer portatile. Alza il ditino indice, lo pigia sulla tastiera e ferma il filmato.

Pausa drammatica. Sguardo che sale dal computer ai nostri visi. Schiarita di voce: “La vostra missione. Proteggere la regina durante il matrimonio del principe Harry”.

Cerco un’impossibile posizione comoda sulla poltrona e commento: “Si era parlato di spie, non di guardie del corpo”.

Il robottino di nero vestito accenna un ghigno da professore saputello, ma rientra nei ranghi e, con la maestria di un attore kabuki, torna a essere maschera: “La nostra Intelligence ci ha informato che un sicario tenterà di colpire il cuore del Regno Unito durante la cerimonia.Voi dovrete individuarlo, renderlo inoffensivo e consegnarlo a noi.” Mi fissa, inespessivo: “Naturalmente, nessuno dei presenti dovrà avere il benché minimo sentore del pericolo!”

Il video riparte: date, orari, percorsi, nomi degli invitati. Tutti i dettagli riguardanti l’evento.

Mi accorgo che le tre Grazie, Wanda, Olena e Jonathan, sono vigili e attenti a ogni soffio di vento, intenti ad assorbire informazioni per poi sputare la strategia migliore per l’occasione. Intuisco che siano, anche loro, all’oscuro dei dettagli.  Ma che siano spie al soldo della famiglia reale, no doubt. La cosa mi irrita quanto un bourbon al posto di un Talisker, perciò permetto che l’emozione fluisca nel mio corpo e produca l’adrenalina necessaria ad aumentare i miei tempi di reazione.

All’improvviso, mi sento calma. Sono lucida, con tutti i sensi all’erta.

Un nuovo salto nel vuoto, nuovi pericoli da affrontare, la mia esistenza, ancora una volta, in odore di scadenza.

Il cuore accelera i battiti. Mi viene la pelle d’oca.

Dio, quanto è bello vivere!

 

Ancora due puntate, babies, come on!!!!