Se morisse mio marito 4

Mes amis, tengo a dirvi che sono una donna molto paziente e comprensiva: mai feci un appunto a Mr. White in merito alla sua attività (redditizia e criminale anzichennò), neppure mi sognai di lamentarmi di avere alle calcagna, ogni giorno, ora e minuto che Iddio mette su questa terra, i suoi ingombranti tirapiedi, discreti quanto i botti di Capodanno.

Accettavo di buon grado le limitazioni alla mia libertà, ma che ci volete fare: ero giovane, inesperta e follemente innamorata….del resto, l’amore era un boccone rubato al volo, tra un viaggio d’affari e l’altro, perciò non ancora logorato dall’abitudine.

Ma, in una sera di calma apparente, mi scivolarono gli occhiali con le lenti rosa: fui offesa, e tutto cambiò!

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Se morisse mio marito 3

qui la prima parte

qui la seconda parte

Miei cari, purtroppo la vita non è un’eterna vacanza intorno al mondo!

Dopo pochi mesi passati nello stato americano con la più alta concentrazione di zanzare, paludi e uragani, la sottoscritta si dovette arrendere all’evidenza dei fatti: tra il profondo sud e il suo cuore, c’era l’Europa di mezzo…

Bando ai sentimentalismi e torniamo nel vivo della storia.

Mr. White era un uomo che amava lanciare la propria esistenza a velocità incontrollata, quasi sapesse che non sarebbe arrivato al traguardo del mezzo secolo, ma che avrebbe finito  con lo sfracellarsi contro qualche muro ostile nel fiore degli anni. Anche i suoi sentimenti erano guidati dal medesimo gusto del rischio: amore  ad alta quota ma senza paracadute, odio in caduta libera, gelosia profonda e pericolosa quanto un’immersione in apnea.

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Dopo le esequie

Miei diletti, qualora vi trovaste in cotale condizione amena, ecco a voi un breve prontuario per affrontare la vedovanza con grazia ed eleganza.

Dopo un ragionevole periodo di reclusione, durante il quale cercherete di farvi forza contando sull’aiuto dei vostri cari e del vostro commercialista (quest’ultimo andrà a rendervi noto l’esatto ammontare del patrimonio che la buonanima vi avrà lasciato), siete pronti a gettarvi di nuovo nella folle mischia che è la vita.

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Nemesi

Miei cari, mi concedete un bonus di turpiloquio senza giudicare questa povera vedova che ambisce soltanto al carpe diem e al sollazzo più innocente?

No? Sticazzi, quando ci vuole ci vuole!

Mi trovo a un simpatico rendez-vous con due care amiche, vedove come me, conosciute tra i cipressi del cimitero dove marcis…riposa la buon’anima di mr. White. Anch’esse, come moi, affrante dal dolore della perdita. Unite nella sofferenza, abbiamo deciso di alleviare i rispettivi fardelli sedute a un tavolo al tramonto, bevendo Cartizze e confrontandoci sull’imminente futuro senza mariti.

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J’accuse!

Ed eccoli piombare su di noi, come un’invasione di locuste, gli articoli sull’arrivo di Settembre.

Neppure il tempo di godermi i ritocchi dell’abbronzatura laddove è più periglioso (tutta la zona laterale, il collo, i sottochiappe), gustandomi un prosecchino al tramontar del sol, pronta ad aprire wordpress e trovare animi garruli e rilassati, lieti di condividere gli effetti positivi del dolce far niente, e invece…

Zac!

Settembre, tempo di bilanci. Settembre, il mio Capodanno, Settembre, per partire con il nuovo me stesso/la nuova me stessa 2.0., Settembre, che palle, l’estate sta finendo e un anno se ne va…

Mi domando: ma che tutti abbiano avuto delle vacances de mèrde, durante le quali nulla abbia minimamente alleggerito i loro spiriti grevi e mosci? E cos’è questa mania di fare bilanci: a settembre, a capodanno, il lunedì, dopo una separazione, dopo la fine dell’ammmore, dopo la fine di Grey’s anatomy, etc. etc. etc.?

Dov’è finito il buon, caro, abusato Carpe diem? Sempre a criticar se stessi per le cose sbagliate, perdonandosi le vere mancanze, e sempre, sempre a lamentarsi, vivaddio! Porgo le mie lamentele a chi si lamenta, voilà!

Ora posto, moi aussi, il mio articolo su Settembre. Svolgimento: miei cari, oggi è il 3 settembre. E c’è il sole.

E anche se piovesse…un filo di trucco, un filo di tacco, uno champagnino. Ça, c’est tout!