Life in plastic is fantastic: raccapriccianti aggiornamenti

Miei adorati, venite a me, osservate e restate basiti di fronte all’ennesima, meravigliosa vaccata in plastica che la ridente riviera mostra con sprezzo del buon gusto e a rischio della vita (sfido chiunque a non essere un filino superstizioso). Ho detto che l’umanità è destinata all’estinzione? Et voilà, prepariamoci con classe e, nonostante tutto, carpe diem!

E’ estate, volete prendere il sole, sguazzare e svaccarvi ma non volete rinunciare alla vostra immarcescibile inclinazione alla depression? Questo è il materassino che fa per voi: “Pink death”, la morte rosa, per non dimenticare mai che siamo foglie caduche, lievi fuscelli tremanti nella tormenta della nostra mortale esistenza. Pagliacci col sorriso sulle labbra e la lacrima che ci riga la guancia imbellettata.

Soprattutto, siamo tanto, tanto cojoni.

It’s raining men…

Ehhhh, magari!

Miei fedelissimi e splendidi compagni di blog, in barba al karma (sembra il titolo di un tormentone estivo di Fedez e J-Az), faccio spallucce alla Pantera Rosa e continuo a proporvi i miei appunti di guerra. Lo avete visto anche voi, vero? Lui. Il vero maschio da spiaggia. Il leone della giungla. Giungla di ombrelloni, of course!

Sabato d’estate, riviera romagnola, bagno 42.

Supera di molto la quarantina ma non se ne fa una ragione. Ha il capello sale e pepe(quando ancora persiste) portato a criniera, perché lui è il re della spiaggia, il duce supremo della prima fila di ombrelloni, il leader maximo dei bagnanti.

Arriva non prima delle undici di mattina, si ferma a bere il caffè, sfogliare la gazzetta e fare la battutina scamuffa alle bariste ormai rassegnate. Poi, si piazza a fumarsi la sigarettina in cima alla pensilina, gambe larghe e mano sul fianco, scrutando il suo regno.

La mise non lascia dubbi sulle profondità complesse del suo essere: la chiglia s’incaglia nella melma, ma lui non lo sa. Polo pastello con il colletto alzato, pantaloncino fiorato con cellulare che spunta dalla tasca posteriore, infradito havaianas e occhiale con le lenti a specchio viola. Telo buttato con noncuranza sulla spalla, stile “take it easy, man”.

Sfila in passerella fino alla sua postazione davanti al mar, mentre il radar inserito nella lente catarifrangente capta ogni particolare, ogni dettaglio importante: la chiappa al vento della numero 24, la babysitter rumena bionda naturale, i compagni di merenda con il mazzo di carte in bella mostra sul lettino all’ombra, il bagnino di diciotto anni alto due metri, bello come una statua greca ma vuoi mettere con l’esperienza di un uomo consumato che ha visto cose nel mondo che voi sbarbi non potete neanche immaginare, tzè…

Si abbronza da marzo a inizio giugno, poi, vive di gloria. Non fa il bagno, non si toglie la maglietta men che meno l’occhiale. Verso mezzodì se ne va a pranzare nella sua casetta a schiera, pennichella, e riapparizione verso le cinque, giusto giusto per l’ultima partitina e il primo aperitivo.

Fatto con lo stampino tipo Ken made in Cotignola, lo trovi su tutte le spiagge della riviera romagnola. Una certezza, una garanzia.Come ferragosto, la carezza delle meduse, la motonave Vikingo e il bagnino che si fa la babysitter rumena. E pure le bariste. E, quando arriva il lunedì e Ken torna al lavoro, pure la moglie in vacanza.

Curse of the lazy writer ovvero la maledizione della Pantera Rosa

Adoratissimi e negletti amici, non crediate che me ne stia a crogiolarmi tra le onde, champagnino in una mano e crudité nell’altra, mentre voi tutti anelate ad avere un segno, un segnale della mia presenza. Non ho mai creduto che la vita sia sacrifizio, neppure che il bicchiere sia mezzo vuoto: il mio è un flute e contiene doppia razione di Perré-Jouet, ma, a quanto pare, aver ceduto a troppa pigrizia (quando mai la pigrizia è troppa?) e aver lasciato l’avventura della Pantera Rosa a languire sulle ultime battute, ha creato scontento, perciò l’Universo mi ha punita con immane crudeltà!

Eccomi piazzata davanti al desco di amici (che lascerò nell’anonimato per motivi di privacy e possibile mappatura da parte dell’Intelligence a.k.a. cani della Queen). Pesce, vino, risate. Tutto procede secondo il mio personale copione: quando viene l’estate, tieni il trolley pronto e accetta inviti da chi ha la maison à la mer.

Arriva la notte. Nel mio comodo lettino, sogno. E mi gonfio: guancia sinistra e gola. Reazione allergica a je ne sais pas quoi. Il giorno dopo, sono costretta a ingurgitare antistaminico e a evitare qualsiasi cosa possa procurare allergia. Ergo: me ne sto in spiaggia all’ombra, in castigo senza cena.

Ma tutto questo non mina il mio buonumore, jamais!

Passa l’allergia. Il medicinale mi procura una sonnolenza da neonato satollo (tranne che io mi sono nutrita di cocomero e acqua). Dopo un acquazzone a ciel sereno (inaspettato, inopportuno e invasivo), scivolo nel fango con la grazia della morte del cigno e mi procuro uno stiramento del polpaccio come non mi capitava dalla volta in cui mi sono calata da un tetto in tacco dodici. Soffro e impreco. Impreco e soffro.

Ma tutto questo non mina il mio buonumore, jamais!

Claudico all’interno di un grande magazzino. Aria condizionata. Temperatura percepita: meno mille. Bottiglietta da cui bevo un sorso d’acqua: ghiaccio antartico. Claudico all’esterno del grande magazzino, prossima allo svenimento. Il cielo che mi sovrasta viene a conoscenza di una serie di nuovi epiteti a lui rivolti che lo porteranno a prendere ulteriori provvedimenti nefasti nei miei confronti.

Ma tutto questo non mina il mio buonumore, jamais!

Pour finir, sabato sera mi regalo un apericena in terrazza, mentre un gruppo soul allieta le mie orecchie. Una foglia di basilico mi va di traverso, e io resto con questo macigno sul petto per tutta la sera, la nottata e la mattina successiva. Il basilico diventa il nemico, e il cielo stellato accoglie il suono accorato e vietato ai minori del mio più colorito turpiloquio.

Il mio buonumore è minato, ma il ritorno a casa sul mio divano -àncora di salvezza e zona franca- sarà il mio luogo di riflessione, il confessionale, l’angolo dell’ispirazione creativa. O della follia.

Perché l’Universo vuole sapere come finirà la storia della regina e della Pantera Rosa. E non perdona gli scrittori pigri.

Tipica espressione di scrittore pigro in cerca di motivazione

E invece sto sdraiato senza fiato scotto come il tagliolino al pesto che ho mangiato

Eccomi ancora a voi, miei diletti, con un appuntino estivo, uno scarabocchio scritto sulla sabbia con gli artigli smaltati di rosso sangue. Perché dicono che il genere umano sia destinato all’estinzione, e io non ne sono affranta.

La Ferragni lancia la sua linea di costumi fluo. E se la Ferragni lancia, l’umanità raccoglie. Quindi non sei nessuno se, quest’anno, non indossi un costumino fluo.

Non importa se tu sei uomo o donna, se sei nel fiore degli anni o incominci ad appassire. Non importa se sei small, medium o extralarge. Sei figo in quanto fluo.

Devi essere fluo e, magari, anche bio. Bio e fluo, con un tocco neon. Così, quando passeggi lungo la battigia, le tue terga fosforescenti saranno come un faro in una notte di tempesta, e resteranno impresse sulla retina insonnolita di chi resta svaccato sul lettino, fino a che non saranno che un puntino, lontano, lontano, lontano…

E salirò, salirò-ò, non so ancora come e quando, ma provando e riprovando, e salirò salirò fino a quando sarò solamente un puntino… lontano…

Vi starete chiedendo: “E questa canzone cosa c’entra?”. E io, tosto, vi rispondo.

Nulla. Poiché nulla è più inconsistente, evanescente, effimero e fugace di una giornata estiva in spiaggia. Un castello di sabbia. Sabbia tra le dita. Orme cancellate dalle onde. Labili tracce del nostro passaggio.

Ma che si vedono anche al buio. Grazie al nostro costumino fluo.

A’ la prochaine, mes amis!

 

Tattoo I love you

Miei cari, eccomi a voi con l’ennesimo, minuscolo ma corposo appunto di guerra. Perché l’estate mi porta a contatto con più umanità, e l’umanità suscita procelle nel mio cuoricino di ladra solitaria…

…perché quest’anno non sei nessuno se non ti presenti in spiaggia con un tatuaggio nuovo di zecca; no, non sto parlando di baldi giovani con frasi in sanscrito antico inciso sulle maniglie dell’ammore, neppure di attempati bikers con i teschiazzi e i rovi e le rose sui bicipiti dal muscolo allentato. No, mi riferisco alle donzelle, di ogni grado d’età et epidermide, che mostano con malcelato orgoglio cuoricinifarfallinestellinedelfinijetaimemoinonplus...

E lui, soprattutto

The nightmare.

Il tatuaggio da un solo neurone.

Perché la classe non è acqua. E’ inchiostro.

Non aggiungo altro. Solo il silenzio dello sgomento.

Life in plastic is fantastic

Miei deliziosi lettori, pur disertando il blog nella sua concezione più impegnativa (almeno pour moi, che impiego tre ore per scrivere tre righe), vi lascerò qualche appunto d’estate, immagini rubate (obviously) nei miei momenti di svacco. Svacco che, spesso, viene disturbato dalla razza peggiore del pianeta, la più invasiva e letale. La razza umana.

Appunti d’estate. Appunti di guerra. Voilà!

… e comunque, quest’anno non sei nessuno se non occupi mezza spiaggia con un salvagente-canottone a forma di unicorno o cavallo alato. Per tutte le età (tranne quella della ragione). Dimensioni: immense. Livello di invasione spazio altrui: defcon 1.

La battigia sembra una puntata dei my minipony. Maxi.

Unicorni spiaggiati. Chiamate il wwf. Chiamate il wtf. What the fuck?

Moderne armi di massa dalle capacità belliche superiori ai carri armati Leopard.

Menù del giorno: ricci di mare compresi di aculei.

Roba da chiodi.

A’ la prochaine, mes amis!