Se morisse mio marito 7 finale (again)

Miei amati e pazienti lettori, eccoci alla fine di questa histoire… non state più nella pelle, n’est-ce-pas? Riassuntino delle solite puntate precedenti: Mr. White, mio marito e dangerous man, sta organizzando qualcosa di losco in California, Mr. Butler (trad. Sig. Maggiordomo e tirapiedi di mio marito) sta organizzando qualcosa di losco in California, the Butler (Jonathan, love of my life e miglior scassinatore del mondo) sta organizzando qualcosa di losco in California. E io resto con le pive nel sacco e una lettera di Mr. Stevens da leggere. James, il mio vero, unico, caro maggiordomo.

Epilogo.

Autunno in Louisiana. Non molto differente dall’estate: verde ancora rigoglioso, temperature miti, un accenno di pioggia tiepida, a piangere sulla nuda pietra ove giace colui che amai e sposai.

Un funerale per pochi intimi: Zucchino, Coniglietto et moi. Lacrime dietro la veletta, dignitosa compostezza, consapevole accettazione.

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Se morisse mio marito 6 (again)

Ci avviciniamo al grand  final, favolosi lettori! Breve riassunto delle puntate precedenti: Mr. White mi vede, m’impalma, e mi segrega nella plantation. He’s a dangerous man, e io non posso fare un passo senza che i suoi tre tirapiedi mi perdano di vista. Il mio charme fa breccia nel cuore di Mr. Butler (trad. Signor Maggiordomo), uno del trio, che mi porta a incontrare The butler (il maggiordomo), notissimo scassinatore inglese che ha un passato con la sottoscritta (e che passato)…

Mes amis, non amo perdermi nei ricordi nostalgici e detesto rifugiarmi nel passato (il mio spirito viaggia solo con bagaglio a mano), ma la voce di Jonathan, indimenticata e antica, mi parlava di radici mai recise nonostante l’oceano, nonostante il cambio d’abito e di uomo.

“Che ne è di Mr. Stevens?” gli domandai la sera successiva. O era quella dopo? Quattro sere di pub, seduti in un tavolino appartato a bere del buon Tullamore Dew invecchiato mentre le tre Grazie, discrete come sensali, si sparavano giri di birra e di carte.

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Se morisse mio marito 5 (again)

Onorati lettori, vi sparo a raffica le repliche della mia histoire, così non vi dimenticate i dettagli importanti. Piccolo riassunto delle puntate precedenti: impalmata a Las Vegas da Mr. White dopo averlo appena conosciuto, vivo segregata nelle malsane profondità della Louisiana, guardata a vista dagli scagnozzi di mio marito. Pe ischerzo, quest’ultimo aggiunge un nuovo tirapiedi: Gerard Butler (trad. Gerardo Maggiordomo), che mi rivela qualcosa di sconvolgente: una figura dal mio passato è molto più vicina di quanto pensassi, e io sento il cuoricino volare via dal mio petto procace!

Miei cari, lo ammetto, ho dimenticato di svelare un particolare importante della mia vita: Mr. White non era il primo uomo disonesto di cui mi fossi innamorata. Mi perdonate? Non sono bugiarda, è che mi disegnano così…

Dopo la sensazionale notizia ricevuta da G.B., la lunga boccata di sigaretta che tirai mi permise di ritrovare il mio aplomb e di fissare l’ometto con studiata intensità; questi ricambiò lo sguardo, regalandomi l’espressione dell’affamato che preme il naso contro la vetrina della pasticceria.

Volevo guadagnarmi la sua fiducia, perché ho imparato che, per vivere felici, occorre circondarsi di persone affidabili, soprattutto se al tuo servizio.

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Se morisse mio marito 4 (again)


Riassunto delle puntate precedenti: colpo di fulmine tra Mr. White et moi, sul canyon. Mi vede, m’impalma e mi porta nella piantagione del sud. Ma il fuoco della passione non basta a tener vivo un amore, quando le mie antagoniste sono ben due e rispondono al nome di Smith & Wesson.

Mes amis, tengo a dirvi che sono una donna molto paziente e comprensiva: mai feci un appunto a Mr. White in merito alla sua attività (redditizia e criminale anzichennò), neppure mi sognai di lamentarmi di avere alle calcagna, ogni giorno, ora e minuto che Iddio mette su questa terra, i suoi ingombranti tirapiedi, discreti quanto i botti di Capodanno.

Accettavo di buon grado le limitazioni alla mia libertà, ma che ci volete fare: ero giovane, inesperta e follemente innamorata….del resto, l’amore era un boccone rubato al volo, tra un viaggio d’affari e l’altro, perciò non ancora logorato dall’abitudine.

Ma, in una sera di calma apparente, mi scivolarono gli occhiali con le lenti rosa: fui offesa, e tutto cambiò!

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Se morisse mio marito 3 (again)

Continuiamo lesti con l’histoire, senza tralasciare un mini riassunto delle puntate precedenti: Mr. White mi vede sul canyon e tosto m’impalma a Las Vegas. La luna di miele è una dolce droga, ma the man is dangerous; la mia nuova casa è sepolta nel profondo sud della Louisiana, and I know, I know che la bazza sta per finire.

Miei cari, purtroppo la vita non è un’eterna vacanza intorno al mondo!

Dopo pochi mesi passati nello stato americano con la più alta concentrazione di zanzare, paludi e uragani, la sottoscritta si dovette arrendere all’evidenza dei fatti: tra il profondo sud e il suo cuore, c’era l’Europa di mezzo…

Bando ai sentimentalismi e torniamo nel vivo della storia.

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Se morisse mio marito 2 (again)

Miei cari, eccovi la replica della seconda puntata sull’avvincente histoire de ma vie. Riassunto puntata precedente: conosco Mr. White sul canyon, ha due pistole ma la passione non sente ragioni. A Las Vegas m’impalma, ma l’intuito mi dice che non è tutto oro ciò che luccica (what a pity).

L’amour, l’amour, toujours l’amour!

Miei cari, dovete sapere che Mr. White era solito intraprendere qualsiasi azione con primordiale passione, sia in ambito lavorativo sia nell’intimità dell’alcova. I miei primi mesi di matrimonio furono come una sniffata di coca purissima: estasi e adrenalina, in un susseguirsi di lune, miele e luci rosse. Ero stordita, in vacanza perenne, vestita di doni con molti zeri e attenzioni con pochi veli. Cambiavamo fuso orario con la frequenza con cui i comuni mortali cambiano idea.

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Se morisse mio marito 1 (again)

Miei superlativi lettori, poiché molti di voi mi seguono da quando sono ritornata su questi lidi dopo circa un anno e mezzo di silenzio, ho deciso di pubblicare di nuovo il mio manifesto, l’histoire de ma vie o meglio, una parte importante, quella che mi ha resa ladra gentilvedova. Finalmente saprete perché l’assassino è il maggiordomo, ma solo se è davvero fidato!

***

Siamo sicuri che tutti gli uomini vengano da Marte? Ho la certezza che Mr. White provenisse dalle profondità più cupe degli inferi! Home sweet home, soleva dire. E io pensai fosse un gesto di grande umanità, da parte mia, facilitare il suo ritorno a casa.

Eppure, ci fu un tempo in cui ero pazza di lui…

Conobbi Mr. White sul ciglio di un orrido sabbioso venato di verde e di giallo, tra le crepe silenti e maestose del Grand Canyon.  Stavamo entrambi scappando: io fuggivo dal tedio della gita e della vita organizzata, delle levataccie che rovinano la pelle e dei percorsi decisi da altri che rovinano la sorpresa e tolgono il gusto del rischio; lui, da un brutto ceffo che gli aveva giurato vendetta (e non a torto, ahimé! Credo fosse una questione di bottini spartiti con precisione non propriamente matematica).

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