Life in plastic is fantastic: when trash becomes cult

Miei compagniucci di giochi, eccomi pronta a fare un nuovo outing, intimo e doloroso: tutta questa plastica comincia a piacermi. Voilà, mi sono confessata! Ma non è la plastica in sé, quanto il gusto sottile e perfido che mi dà il constatare che non c’é limite alla perversione umana, soprattutto in estate e soprattutto in vacanza. Una conferma, una delle poche certezze della vita.

E ora, via con una carrellata di plasticose oscenità!

Questo è per il mio caro Sephiroth: ti eri illuso di averlo evitato, vero? E invece: voilà! Il toro meccanico di plastica, dalle dimensioni inaudite e inutile quanto un gossip sulle Kardashian.

Il coso brutto che vorrebbe essere cigno ma sembra un medio alzato (e il medio è quello che si merita).

Perché no? C’è forse un limite al buon gusto?

Main non, ca va sans dire!

C’è pure l’evento, l’happening, il party, naturalmente in America, dove migliaia di decerebrati si strizzano in mezzo alla plastica variopinta mentre l’unico neurone condiviso, incapace di gestire la situation, chiede il mayday e abbandona il campo di battaglia.

What can I say?

Eppure… eppure… tutta questa plastica ha risvegliato la bambina che c’è in moi, la ragazzina che leggeva favole mentre fuori infuriava la bufera…

Giò, mio statuario amico, tu che volevi il frigobar… champagnino assicurato, altro che toro meccanico!

Per chi, come me, è lazy nel midollo, c’è pure il telecomando.

Pour finir, questo è per me: no, non il brillocchio di plastica (niente di più nauseabondo). Quello al dito, dai mille carati!

Perché life in plastic is fantastic (vero, Sara, darling, tu sì che te ne intendi di tutto ciò che è effimero), ma (anche se non sembra) l’estate sta finendo e un anno se ne va, e se non hai qualche brillocchio da parte, ti tocca sudare anche in inverno, parola di ladra!