Call me a thief
There’s been a robbery
I’ve left with her heart
Tore it apart
Made no apologies
-Thief- Ansel Elgort
Miei cari, vorrei essere in grado di spiegarvi l’emozione che uno scassinatore prova al cospetto di una cassaforte sconosciuta: comincia con l’accelerazione del battito, prosegue con una scossa bollente che risale la spina dorsale, e culmina in una frenesia che ti fa pizzicare tutti e dieci i polpastrelli, rendendoti felice dell’attimo.
Siamo in una piccola stanza occupata soltanto da un oggetto particolare e prezioso, noto a tutti i ladri degni di questo nome: “L’arciere di Hisashige… la marionetta rubata dal museo Seiko l’anno scorso… quale meraviglia!” Esclama James con le lacrime agli occhi.
“Un ingegnere geniale del 1800, capace di creare meccanismi ancora funzionanti, usando pressione idraulica, gravità e pompe ad aria. L’arciere scocca la freccia, ma sospetto che questo oggetto di precisione nasconda un misterioso tesoro.” Mi lecco il labbro superiore e pregusto la sfida.
Mi inginocchio davanti al reperto e comincio a tastare con delicatezza le pareti della parte inferiore, grande quanto un comodino. Chiudo gli occhi e lo lascio parlare: sembra un oggetto immoto, ma la sua superfice respira, risponde al mio tocco, si lascia esplorare, rivelando infinitesimali pieghe simili alle rughe sottili di una bella signora.
Mi scappa un sospiro e Jonathan, l’uomo che mi ha insegnato il mestiere di scassinare e che ha scassinato il mio cuore, irrompe, non desiderato, nella mia mente, oliando le rotelle arrugginite della porta dei ricordi e mettendo in moto meccanismi che avevo messo in pausa da tempo. La sofferenza mi batte in testa, ma James s’inginocchia al mio fianco senza dire una parola.
Espiro una lunga boccata d’ossigeno e mi concentro. La porta dei ricordi si richiude, e Jonathan torna al suo posto: un luogo sconosciuto, dove non posso afferrarlo. Cari amici, so che ho lasciato in sospeso il racconto della nostra storia d’amore, ma prima o poi cercherò di rimediare.
Quando smetterà di fare male.
Premo due punti delle pareti che sembrano più morbidi, e il meccanismo si mette in moto: l’arciere posiziona la freccia e scocca. La freccia manca il bersaglio e cade a terra. Chiudo di nuovo gli occhi e le mie mani diventano un tutto unico con il legno laccato, scivolando lungo le sue minuscole insenature. Dopo tre bersagli mancati, i mignoli sfiorano due linee opposte ma identiche; esercito la stessa pressione su entrambi i lati e l’arciere scocca la freccia che va a colpire il centro perfetto. Mi scosto, e ai piedi della marionetta si socchiude un cassetto nascosto. Lo apro senza fretta: all’interno, la pergamena arrotolata.
La sfilo, compiacendomi delle mie abilità, e ammicco al mio maggiordomo, che si limita a fare un leggero cenno d’assenso con il capo. Torniamo nella biblioteca dopo un ultimo sguardo di rammarico nei confronti della marionetta, dispiaciuti per essere costretti a lasciarla alle nostre spalle, e troviamo Mikako seduta composta su un cuscino di seta, intenta a suonare il violino: “Il trillo del diavolo”, ci comunica, soddisfatta, in nippo-italiano.
Come fossimo in una seduta spiritica, si materializzano i gemelli, in evidente stato di affaticamento.
“Hisashiburi desu (da quanto tempo)!” Trilla Mikako senza smettere di suonare, e i gemelli si allertano. Poi, notano la pergamena tra le mie mani, e comprendono che la cugina non rappresenta un ostacolo.
“Suggerirei di andarcene.” Dice James con voce soave, e ci avviamo verso la porta, ma, all’entrata, un bellicoso zio Masamune domanda vendetta. Al suo fianco, una donna con il viso fasciato, vestita in abiti insoliti, prende visione della situazione senza emettere un suono.
“Zia Kikyo…” sussurra Sousoke, e il viso già pallido si scolora in cera.
La donna apre la bocca e uno strillo lancinante da Banshee esce dalle sue labbra, ferendoci le orecchie; in contemporanea, Masamune allarga le braccia e lancia la sua devastante onda d’urto.
“Non riusciremo a evitare entrambi i colpi!” I gemelli ci difendono dall’arma sonora di Kikyo, mentre l’aria sembra flettersi sotto la forza immane dell’attacco del vecchio. Ma James avanza deciso verso l’uomo, riproducendo alla perfezione i complicati movimenti delle mani, eseguiti dai gemelli, che avevano fermato l’onda letale sferrata da Masamune la volta precedente, rendendola innocua.
“James, come hai fatto?” Esclamo, ma non sono così sorpresa.
James fa un piccolo inchino: “Sono stato informato che alcuni lettori si sono lamentati delle mie prestazioni. Un buon maggiordomo non deve mai deludere gli ospiti di Madame.”
Scrollo la testa senza veletta, esposta alla commozione: “Non ti conoscono come ti conosco io. Tu non mi deludi mai, caro James!”
I nostri avversari sono di nuovo in posizione d’attacco. Sousoke dice qualcosa all’orecchio del fratello e, intanto, ci lancia un’occhiata eloquente con la quale ci esorta ad avvicinarci. Io e James ci posizioniamo ai lati dei gemelli che, al suono malinconico del violino, ci prendono per mano.
Nel tempo di un si bemolle, siamo altrove. Mi arriva solo il suono dell’urlo di Masamune Ren e la risata isterica di Mikako.
“????” Esclamo in non ricordo quale lingua, esterreffatta per essere faccia a faccia con Kurosaki Ichigo, nella rete fognaria sotterranea di Kyoto, esattamente dove lo avevamo lasciato.
I gemelli rispondono all’unisono, sorridendo con la loro innocenza di bimbi. “Tecnica della foglia che scivola lieve tra fessure.” Traduce Ichigo.
James controlla il cronometro da polso: sono le due di notte. Esegue un rapido calcolo mentale e annuncia con sussiego: “Milady, teatime!”
– Fine –
Vi consiglio con tutto il cuore di visionare il seguente video: capirete il funzionamento geniale dell’arciere e la bellezza di queste marionette.
N.d.v. (nota della vedova): L’arciere non è stato rubato da nessun museo, non ha cassetti segreti (credo) e ha dimensioni molto più ridotte di quelle da me descritte, ma sono licenze artistiche funzionali al racconto. Voilà!